L'avvocato Oreste Cavallari, dirigente del partito Repubblicano nel secondo dopoguerra a Rimini, lasciò questo ricordo su un triste episodio cittadino del 1921, uno dei tanti fatti che insanguinarono l'Italia prima della presa di potere da parte del fascismo.
Verso la mezzanotte del 19 maggio 1921 Francesco Pericoli, allora impiegato di Ferrovia, smontato dal servizio, s'avvia all'uscita della stazione e passando dalla sala d'aspetto s'accorge d'un uomo steso per terra. S'avvicina e riconosce Luigi Platania. Ha due fori agli angoli della bocca. È morto da appena cinque minuti. Aveva 31 anni. Lasciava una moglie e un figlio.
La città è come sotto la frusta. Mussolini prende la penna e sul Popolo d'Italia del 21 maggio scrive: Stamane, alla stazione di Rimini, mentre il mutilato di guerra Luigi Platania, decorato di medaglia d'oro e tre d'argento e segretario dei fasci di combattimento, nella sua qualità di guardiasala alla stazione ferroviaria, stava attendendo al ritiro dei biglietti, venne proditoriamente aggredito da uno sconosciuto che gli sparò contro tre colpi di rivoltella.
Di qui l'odio contro i fascisti da parte degli estremisti locali, quest'odio che doveva saziarsi nel sangue. Già a quest'ora camion e camion si precipitano a Rimini da ogni località della Romagna e la rappresaglia non potrà non essere adeguata al delitto. Non si può attendere l'intervento delle autorità.
Sono passati pochi giorni dalla morte di Platania e già si sente cantare: allarme, siam fascisti! E costoro si vedono qua e là. Hanno letto l'articolo di Mussolini e cantano: Dormi tranquillo, Platania. Ti vendicheremo un giorno. Si aggirano in piazza Cavour. Cercano l'incidente che possa giustificare quel che faranno. Alle nove e mezza di sera si mettono a sparare all'impazzata. Tutti fuggono e si serrano in casa. I fascisti sanno che San Giuliano, di là dal ponte, è il borgo degli anarchici.
E poiché si dice che a uccidere Platania sia stato un anarchico, ecco che appena arrivati si danno a bruciare il circolo 13 Ottobre. Accorrono i pompieri, ma non possono arrivare al fuoco perché, giunti presso la Chiesa dei Servi, vengono fermati da altri fascisti. Da San Giuliano si dirigono poi in via Clodia dove si trovano il circolo dei ferrovieri e la sede dei socialisti, e li mettono a fuoco. Anche qui sbarrano il passo ai pompieri.
Poi si danno a incendiare una cooperativa e vanno a lanciare una bomba contro la casa del Sindaco socialista. Sembra che sia finita perché prendono la via del ritorno. Non sono riminesi, sono bolognesi. Montano su un camion e su di una macchina. Partono. S'avvicinano a Santa Giustina. Santa Giustina è una piazza, meglio uno slargo dell'Emilia. A destra c'è la chiesa e subito dopo una diramazione verso San Vito. È qui che il camion si ferma per aspettare la macchina che si è attardata. È in corso una funzione religiosa.
Che cosa sia successo in quel momento, è difficile dire. Pare che qualcuno della folla abbia fatto sberleffi o vociato contro i fascisti, o addirittura sparato e colpito alla mano l'autista del camion (Ausa 28/5/1921), certo è che i fascisti sparano all'impazzata e cadono morti Ferdinando Amati e Pierino Vannoni, feriti Salvatore Sarti e Giannina Minguzzi. Sarti morirà il giorno dopo. Rimini è annichilita.
La Redazione