Mario Macina, ex ferroviere, lasciò questo breve racconto in cui narrava come fino agli inizi degli anni trenta il corpo dei vigili del fuoco fosse malamente organizzato.
Dal 1936 i pompieri passarono alle dipendenze del Ministero dell'Interno, ma prima erano liberi professionisti, in maggioranza muratori scelti dall'Amministrazione Comunale, e prestavano la loro opera senza alcun compenso. Si riunivano tutte le domeniche nella Caserma di via della Ghiacciaie, ora via Agostino di Duccio, per l'addestramento settimanale. In caso di incendi, la segnalazione veniva data dal campanone municipale, ma occorreva del tempo per riunire i pompieri in caserma e altro tempo per la preparazione del materiale. Poi partivano, ma spesso senza un indirizzo preciso perché l'indicazione era stata sommaria.
Se l'incendio era scoppiato nel centro urbano, il carro delle pompe e degli attrezzi veniva trainato dagli stessi pompieri; se era in periferia, bisognava chiamare Zammarion perché portasse i cavalli e, mentre alcuni pompieri montavano sul carro gli attrezzi, altri dovevano seguire con le vetture di piazza. Si racconta che in un incendio scoppiato a Santa Giustina, i pompieri arrivarono sul posto qualche ora dopo che il fuoco era stato spento dagli abitanti del luogo. Fu in quella occasione che un giornale umoristico emise un'ordinanza con la quale si imponeva ai pompieri di trovarsi sul luogo dell'incendio mezz'ora prima del suo inizio.
Mario Macina