Il socio Guido Pasini in questo suo racconto ripercorre le tappe del suo percorso lavorativo nelle FS, dove ricoprì la qualifica di Capo Stazione. Qui ricorda aspetti di vita durante il suo servizio nella stazione di Vaiano, nell'impianto di prima destinazione, negli anni 1971/1973.
Le notti di Vaiano erano caratterizzate dal rumore ritmato dei telai (quasi ogni famiglia aveva un telaio: era l'attività artigiana prevalente) fra il passaggio di un treno e l'altro. I turni di lavoro non avevano una cadenza costante, a volte si doveva ripetere il pomeriggio, altre volte la mattina e anche la notte. Dopo la notte che chiudeva il turno, rientravo a Rimini con l'accelerato che partiva alle 5.30; il collega montante anticipava il suo turno così come facevo io a mia volta ricambiando il favore. Di solito, il sonno mi vinceva e non c'ero per nessuno fino a Bologna dove salivo sul treno coincidente per Rimini, arrivando lì verso le 9.30.
Durante il tragitto l'accelerato fermava anche al centro della grande galleria dell'Appennino dove esisteva una stazione chiamata Posto di Comunicazione Precedenze, che serviva la località di Ca' di Landino che era raggiungibile salendo 1836 gradini di una scalinata. A volte, per dare la precedenza a treni di categoria superiore, il treno veniva ricevuto in un binario deviato e la sosta si prolungava; aprendo il finestrino si respirava un'aria che non riesco a definire: un che di stantio, di vecchio e di umido nello stesso tempo. E pensare che là sotto facevano servizio alcuni ferrovieri, con turni più brevi, ma in condizioni estreme, senza vedere la luce del sole e respirando quell'aria che oso definire mefitica.
A proposito della scalinata di Ca' di Landino, un giorno, un collega e io, decidemmo di vedere de visu questa ripida e lunga scalinata. Eravamo circa a metà della discesa quando sentimmo un grande risucchio, ci ancorammo alla ringhiera e fummo bagnati dalla neve che c'era fuori, aspirata come ci fosse in azione un aspirapolvere: in galleria erano entrati da direzioni opposte due treni che dopo alcuni minuti sentimmo sferragliare sotto i nostri piedi. Fu una strana sensazione.
Una volta, affiancato a quella scala, esisteva un carrello che faceva servizio di trasporto materiali e persone con una pendenza del 50%; nel 1947, a causa di un guasto, si schiantò provocando tanti morti. Da quel giorno il carrello non fu più sostituito e chi voleva andare o venire dalla stazione sotterranea doveva servirsi di quella malagevole scalinata.
Guido Pasini