CARI LETTORI...

Quanti incontri ho avuto durante le mie trasferte di lavoro! Ve ne voglio raccontare alcuni. Questi incontri sono per me un bene prezioso perché ogni persona che incontriamo ci dona qualcosa, ci insegna qualcosa, ci trasmette qualcosa. Magari non ce ne rendiamo conto subito, ma poi con il passare degli anni capiamo che senza quegli incontri saremmo più poveri di esperienze. Ho incontrato dei criminali, dalle loro parole e dalle loro inaspettate giustificazioni ho imparato a conoscere il volto del male che spesso si cela dietro gesti cortesi, parole tranquille, ragionamenti impeccabili. Grazie a loro, miei cari lettori, credo di saper riconoscere il male e, in questa età confusa, credetemi, può essere importante.

Quanti ricordi! Mi viene in mente un signore incontrato alle tre di notte, seduto sulla panchina del primo binario in una delle tante stazioni in cui ho lavorato, circondato da tante piccole falene attratte dalla luce del lampione; stava leggendo Shakespeare, era solo, mi pareva molto felice, mi disse: Non riesco a dormire, fa caldo. Quanti tipi strani... la vedevo ogni sera, alle 18,05 (facevo servizio alla stazione di Merano) sotto la pensilina del primo binario, di fronte al mio ufficio: con pelliccia di code di volpe, la faccia pallida da Pierrot, le sopracciglia sottili alla Marlene Dietrich. Aspettava il treno come sempre, dal 1945: il marito, sottotenente, le aveva spedito un telegramma da una città del Nord: Arrivo con tradotta ore 18,05. Un colpo di mortaio, dicevano in paese, aveva interrotto il suo viaggio, ma lei era ancora lì ad attendere.

Ricordo la targa che lessi su una porta, a piano terra, di un palazzo di Milano, sotto il nome di un qualsiasi Brambilla; era scritto: Non sono il portinaio, non conosco gli inquilini e non voglio conoscerli, non chiedo e non do informazioni, desidero non essere disturbato. Doveva essere uno che amava la solitudine... Ho letto di un signore che, al contrario, durante una deprimente domenica qualsiasi, ha telefonato alla polizia dicendo: Mandatemi qualcuno, mettetemi dentro con qualcuno, fate presto: sono solo.

Ho incontrato un certo signor Vittori, perito industriale, esperto in bottoni; ne parlava non solo con ovvia competenza, ma con amore: come un botanico si appassiona all'infiorescenza o alla germinazione, lui si esaltava davanti ai suoi dischetti di legno, di osso, di metallo o di madreperla. Ho conosciuto un adultero che confidava all'amante i numeri del lotto sognati dalla moglie: la peccatrice puntò e vinse. Ma l'uomo venne cacciato dalla tollerante consorte per quell'insopportabile tradimento. E un assassino che inventava giochi per bambini spastici mi raccontava che adorava i delfini perché sono generosi e ignorano il rancore. Mammiferi, mi ammoniva, non pesci.

Pompilio Parzanese