LE MIE PRIME FS

In questo suo scritto il socio Guido Pasini ripercorre le tappe del suo percorso lavorativo con la qualifica di Capo Stazione. Qui ricorda aspetti di vita di servizio avvenuti nell'impianto di prima destinazione, la stazione di Vaiano, nell'anno 1971.

Un treno viaggiatori che noi chiamavano NON STOP, era il più seguito e raccomandato dell'intera rete ferroviaria italiana, classificato addirittura come Super rapido di sola I classe 556/557 Roma/Milano, tratta che veniva ricoperta in 5 ore e 30 minuti. Non effettuava fermate intermedie per servizio viaggiatori, fermava a Firenze Romito per il solo cambio del personale di macchina ed era formato da una coppia di automotrici Ale 601 e di una Le 601 rimorchiata. Era il più veloce convoglio in circolazione sull'intera rete ferroviaria e il fiore all'occhiello delle FS e veniva utilizzato per i soliti privilegiati (leggi Onorevoli e simili).

Quando passava, si vedeva che viaggiava con molti posti liberi. Poiché non entrava a Bologna Centrale, ma percorreva la linea cintura, già al passaggio da Vaiano, verso Bologna, venivano fermati tutti i treni che erano interessati alla linea di cintura bloccando in pratica tutti gli scali bolognesi. A questo treno si lega un episodio capitatomi in servizio. C'era in programma una interruzione richiesta dal Servizio Lavori che doveva terminare in tempo utile per non turbare la circolazione del Super rapido. Purtroppo per il guasto di una macchina operatrice l'interruzione si prolungò oltre il dovuto e quel treno proveniente da Bologna stava già percorrendo la lunga galleria dell'Appennino.

Il DCO era in fibrillazione, i due telefoni dell'ufficio del Titolare squillavano all'unisono. Anche io mi ero innervosito predisponendomi ad attuare la circolazione sul binario illegale. Dopo poco arrivò il treno. Ottenuto il benestare dal DCO, consegnati gli appositi moduli ed espletati tutti i controlli, scambiati gli opportuni dispacci con il collega di Prato, licenziavo il treno. Anche i viaggiatori erano entrati in agitazione e non potendo aprire i finestrini che erano bloccati, con il viso schiacciato contro il vetro, cercavano di capire la causa della fermata in quella remota stazioncina.

Il convoglio ripartì lentamente, ma sugli scambi in uscita si arrestò. Mi prese un attimo di panico pensando di avere sbagliato qualcosa; avevo forse sbagliato qualche modulo e i macchinisti accorgendosene si erano fermati? Mentre correvo dai macchinisti mentalmente ripetevo la procedura. In realtà i macchinisti erano andati in leggera confusione: nella foga della ripartenza, per recuperare il tempo perduto, non avevano provveduto a isolare il controllo segnali in macchina, operazione che avrebbero dovuto fare essendo stati instradati su un binario illegale.

Il meccanismo automatico aveva fermato il treno. Altri minuti persi e altri telefoni impazziti e altri sguardi meravigliati e impauriti dai finestrini del treno. Ora erano i macchinisti che armeggiavano in cabina con un certo nervosismo. Al loro ok, visto che non era intervenuta nessun'altra variazione, altra alzata di paletta e ripartenza. Rimasi sul binario finché il treno non sparì alla mia vista. Al rientro in UM (Ufficio Movimento) mi aspettava la dettagliata relazione dell'accaduto da inviare agli Uffici Superiori.

Guido Pasini