SEMENTI E GRANOTURCO

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), pensionato FS, ex Capo Stazione Superiore, classe 1926, rievoca in questo scritto riferito alla sua gioventù, uno spaccato di vita contadina.

I contadini, quasi tutti mezzadri, oltre a praticare l'agricoltura tradizionale (grano, vino, allevamento di bovini), coltivavano anche i vari cereali nei cosiddetti semenzai: fagioli, piselli, ceci, orzo, lupini, fava... nella misura limitata al fabbisogno della famiglia e occorrente per l'alimentazione degli animali allevati.

Il terreno era diviso in prese, campi rettangolari delimitati dai pargulè (filari di viti da uva). Era consuetudine variare la coltivazione sullo stesso terreno, lasciare riposare alternativamente qualche campo senza coltivazione che veniva detto e sod (sodo, terreno non lavorato) dove nascevano spontaneamente le erbe di campagna molto apprezzate per il loro sapore e salutari per la digeribilità. Qualcuno aperguieva (spargeva) sementi ibride per favorire la nascita delle varie specie.

Appena le piante dei semenzai giungevano a maturazione, venivano raccolte e messe a essiccare sopra un telo nell'aia; poi con un bastone lungo un metro e mezzo circa, unito per mezzo di una corda a un altro bastone più corto, si battevano le sementi per ottenere la fuoriuscita del seme dal guscio secco. Quando soffiava il vento il miscuglio veniva lanciato in aria: le sementi ricadevano sul telo e la lolla si disperdeva lontano; poi con setacci di varie misure si otteneva la purezza delle sementi.

La coltivazione del mais o granoturco era abbastanza intensa, essendo un alimento usato per il nutrimento umano e anche per gli animali (suini, gallinacei) allevati per la famiglia. Appena mature le pannocchie venivano staccate dal robusto fusto e portate nell'aia, in seguito scartocciate e lasciate essiccare al sole. Quando erano molte, la sgranatura veniva fatta nelle ore pomeridiane, verso sera, all'ombra. Su uno sgabello fissato al terreno era infilzata una lama di ferro, contro la quale veniva sgranata la pannocchia, e in mano rimaneva il tutolo mondato dai grani che cadevano sul telo.

Ero presente alla sgranatura alla quale partecipavano i vicini di casa del contadino, a cui a tempo debito veniva ricambiata la cortesia, oppure ripagata con granoturco secondo quanto fatto. Il lavoro si svolgeva in allegria; alcuni raccontavano fatti personali umoristici per rallegrare il gruppo degli astanti.

Virginio Cupioli