UN PERCORSO FERROVIARIO

Quasi per tutti, prima o poi, arriva nel corso della vita quel certo giorno, quel certo momento in cui si pone termine a quello che fino ad allora è stato il solito modo di vivere e di comportarsi. Si cambiano orari, abitudini, luoghi di lavoro e di incontro, a volte anche certe amicizie sbiadiscono. Quel passaggio spesso coincide con la fine di una certa spensierata gioventù e l'inizio di quella fase della vita in cui si comincia a doversi assumere responsabilità, impegni, decisioni importanti.

Ecco come l'ho vissuto quel certo giorno nel gennaio del 1970. Una piccola premessa per dire che nel 1968 avevo superato gli esami previsti per il concorso ad aiuto macchinista nelle FS per il compartimento di Milano; nel 1969, quando prestavo il servizio militare, arrivò l'assunzione che fu poi rinviata a naia finita. Congedato a fine anno, il giorno dopo l'Epifania, come da accordi convenuti, mi presentai all'indirizzo indicatomi.

Di primissimo mattino, treno espresso da Rimini, gremito all'inverosimile per il rientro verso il Nord dei tanti emigrati, destinazione Milano. In quegli anni l'impatto con una città come la metropoli lombarda per un ragazzo poco più che ventenne era una cosa veramente forte. Non è che non fossi mai uscito di casa, ma Milano è Milano come si dice ancor oggi!

Non ricordo assolutamente come raggiunsi Palazzo Litta sede del compartimento FS; so che mi trovai di fronte un impiegato al quale spiegai la mia situazione, una persona cordiale che dopo avermi dato il benvenuto trovò, cercando in immensi scaffali, la mia documentazione, ne lesse il contenuto e sempre con un bel modo di fare, mi pose una domanda che non mi aspettavo di ricevere, ma che immaginai subito potesse, in base alla mia scelta, dare una svolta alla mia vita.

Allora, Caldari, dove vuoi andare? Impreparato alla domanda, non sapevo cosa rispondere; ero cosciente di aver fatto il concorso per il compartimento di Milano, mai poi non sapevo di altre destinazioni e così,confuso, provando a sorridere risposi Rimini. Eh no! Se vuoi puoi scegliere tra Pavia, Lecco, Cremona o qui a Milano.

Il mio imbarazzante silenzio servì all'impiegato per rileggere i miei documenti, poi alzando gli occhi disse: Vedo che l'anno scorso quando ti chiamarono eri destinato a Cremona, ti va bene andare là? Mi piaceva la geografia e visualizzando con la mente una cartina geografica, posizionai la città del torrone come la più vicina a Rimini tra tutte le destinazioni proposte.

Va bene, andiamo a Cremona dissi. L'impiegato compilò quello che era un biglietto ferroviario per raggiungere la città scelta e consegnandomelo assieme a tutta la mia documentazione mi porse un graditissimo Buona fortuna!

Raggiunsi alla meglio la stazione Centrale e presi al volo un treno diretto per la mia destinazione, con un panino portato da casa per pranzo e tanti pensieri per la testa. E adesso? Sarà stata una buona decisione? Dal finestrino osservavo lo scorrere del paesaggio dove la faceva da padrone quella che diventò poi una presenza molto familiare: la nebbia. Cercai di rilassarmi un po', ma non fu facile.

Arrivai a Cremona nel primo pomeriggio; era una stazione come tante altre: il marciapiede sul primo binario con le sale d'attesa, l'edicola, un bar, il deposito bagagli, i servizi igienici, ma quasi subito ebbi una certa sensazione, come mancasse qualcosa, una fotografia a cui era stato tolto un particolare, la mancanza di un dettaglio.

Ricevute le informazioni su come raggiungere il Deposito Locomotive, imboccai un sottopassaggio per superare alcuni binari; risalito, attraversai altri binari occupati da vari carri merci e poi, a poco a poco, mi trovai circondato da una miriade di locomotive a vapore in stazionamento: fumo e vapore che uscivano da ogni dove, rumori di ogni genere, odore di olio e di carbone, colore dominante il nero. Uno scenario incredibile.

Passando di fianco a una di queste vaporiere, uno strano rumore mi fece alzare gli occhi verso quello che era il posto di guida. Una figura tutta vestita di nero, berretto in testa compreso, mani protette da pesanti guanti, stava armeggiando con una lunga asta di ferro dentro al forno della locomotiva, poi tolse l'attrezzo e lo depositò sul tender alle sue spalle, prese una pala e la riempì di carbone che gettò con decisione nel focolaio.

Immobile, osservai la scena per alcuni secondi poi, come sentendo di essere osservato, l'uomo si girò verso di me. Con grande stupore, malgrado i suoi lunghi capelli, barba e baffi e il viso annerito dal fumo, riconobbi in lui un giovane riminese che conoscevo, ma che avevo da un po' perso di vista. Continuavo a osservarlo e mi chiedevo che lavoro stesse facendo conciato così.

Lui mi salutò e mi chiese come mai fossi lì a Cremona. Ho superato il concorso da aiuto macchinista e mi hanno destinato qui risposi timidamente, quasi cercando di non metterlo in imbarazzo visto il suo aspetto e la sua probabile umile mansione. Poi, dopo una pausa durante la quale la mia mente fu colpita da un'amara intuizione, gli chiesi: E tu cosa fai?. Sono un aiuto macchinista anch'io! fu la risposta! Rimasi impietrito, senza parole. Allora era questo che mi aspettava? Non era certo quello che credevo! Ah! se fossi rimasto a Milano, pensai subito.

L'inizio fu impegnativo, poi, poco a poco, con buona volontà e qualche consiglio giusto, anche lo spalare carbone divenne una cosa normale. Superato brillantemente il corso d'istruzione, divenni poi, come si soleva dire, una buona pala. A proposito, sapete che cosa mancava in quella mia prima visione della stazione di Cremona? Facile! Mancava completamente tutta la linea elettrica, i pali, i fili dell'alta tensione, tutte cose che non esistevano! Lì si andava a vapore!

Di lì a breve il destino fu con me benigno perché mi trovai abbastanza presto in un periodo in cui fu facile ottenere il trasferimento a Rimini, cosa che diventò poco dopo, molto ma molto difficile. Dopo qualche anno superai l'esame previsto e divenni macchinista.

Il fuochista incontrato a Cremona? Era Maurizio Melucci; anch'egli fu ben presto trasferito a Rimini, passò macchinista, poi capodeposito fino a ricoprire una carica dirigenziale. Con lui quasi tutti gli anni ci si incontra con i colleghi che furono assunti a Cremona in quel tempo e il raccontare quella giornata di gennaio del 1970 è diventato ormai un simpatico tormentone.

Con questo Notiziario, in uscita in prossimità del Natale e del nuovo Anno, il Gruppo Podistico porge a tutti i migliori Auguri di Buone Feste!
Buona camminata e corsa a tutti!

Luciano Caldari