UN UOMO, UNA STORIA

Ricerca storica di Daniele Celli su Enrico Maracci (Rimini 1887 - Faenza 1944), riminese, ferroviere macchinista, perito in servizio durante un bombardamento alleato nei pressi del Deposito Locomotive di Faenza.

Da quanto in precedenza narrato, ora sappiamo che i famosi Pippo (aerei bimotore Bristol Beaufighter) sapevano benissimo dove sganciare il loro carico mortale. Il bombardamento di quella sera era un'anticipazione di quanto sarebbe iniziato a breve sul territorio italiano occupato dall'esercito tedesco. Vediamo innanzi tutto di farci un quadro di quella che era la situazione bellica di quel periodo nell'Italia meridionale.

Durante l'inverno 1943 - 44, i due eserciti contrapposti sono schierati lungo la linea del fronte congiungente le città di Ortona e Gaeta, denominata linea Gustav. Il perno della linea difensiva è costituito dal monte dove sorge l'antica abbazia di Cassino in cui i paracadutisti tedeschi si sono asserragliati, e dal quale gli alleati non riescono a farli arretrare. La situazione di stallo prosegue sino all'arrivo della buona stagione; infatti solo nel maggio del 1944 riusciranno a spezzare le difese tedesche a Cassino e ad aprirsi la strada per Roma, liberata il 4 giugno dello stesso anno.

Lungo questa linea, l'esercito tedesco oppose una tenace resistenza, aiutato dalla stagione invernale che aveva praticamente fatto segnare il passo a tutte le operazioni militari. Affinché l'esercito tedesco potesse continuare a svolgere efficacemente il suo compito era necessario fare affluire al fronte una notevole quantità di rifornimenti, sia in uomini che in materiali.

La rete ferroviaria era quindi essenziale per questo compito e gli alleati lo sapevano benissimo. In previsione della ripresa dei combattimenti con l'imminente arrivo della buona stagione, il comando alleato emanò le direttive necessarie a stroncare la rete di rifornimenti nemici. Venne dato il via all'operazione Strangle (strangolamento) che annoverava tra gli obiettivi dell'aviazione alleata tutte le infrastrutture dei trasporti nell'Italia centro-settentrionale.

Il compito di distruggere stazioni, ponti, porti, ecc. venne affidato all'aviazione strategica, formata dai reparti di volo dotati soprattutto di bombardieri pesanti B17 e B24 americani, chiamati genericamente fortezze volanti. Collaborava al raggiungimento di questo obiettivo anche l'aviazione tattica, dotata di bombardieri medi tipo B25, B26.

Volando a bassa quota, operavano numerosi caccia e cacciabombardieri che ogni giorno solcavano il cielo bombardando e mitragliando qualsiasi cosa trovata in movimento lungo le strade, le ferrovie, in mare. Dagli automezzi alle semplici biciclette, nulla veniva risparmiato.

Una delle prede più ambite erano logicamente i treni e in special modo le locomotive che erano più difficili da produrre, in caso di distruzione, poiché in quel periodo era molto difficile reperire le necessarie materie prime.

Daniele Celli