RICORDI DI ASSISTENZA MEDICA

In questo racconto Elio Biagini (1923 - 2005), già ferroviere e sindaco revisore del DLF, per anni collaboratore del Notiziario DLF, ricorda aspetti della sua gioventù vissuta nella frazione di Viserba. Di questa e altre memorie il figlio Roberto diede alle stampe un libro.

A Viserba, nel periodo della mia infanzia, c'era solamente un'ostetrica, la levatrice; si chiamava Seconda e viveva da sola. Questa ostetrica ha aiutato a venire alla luce più di una generazione. Ogni tanto la si vedeva in giro per Viserba, a piedi, con la sua valigetta e da questo si capiva che stava per nascere un altro bambino. Allora si nasceva in casa, solo in casi eccezionali per parti problematici in ospedale.

A Viserba c'era anche un solo medico e questo era il dott. Lazzarini che si recava a visitare gli ammalati in bicicletta con la sigaretta in bocca. Abitava in una bella villa dove ora è sorto l'albergo Riviera. Dal medico si andava di rado e non c'era mai tanta gente in attesa; quando si entrava nell'ambulatorio non c'era tanto arredamento, nemmeno il telefono; c'erano solo un lettino e una scrivania con sopra qualche scatola di medicine e il portacenere.

Quando si entrava per la visita, il dott. Lazzarini per prima cosa faceva mettere a torso nudo il paziente e cominciava ad auscultarlo e gli faceva ripetere la parola trentatrè per diverse volte e con le mani batteva sulla schiena e sul petto. Questo modo di visitare ora non si usa più, ma allora, quando il dott. Lazzarini aveva finito la visita, aveva anche individuato il male e con la ricetta prescriveva la cura che portava alla guarigione.

Se mi capitava di avere la febbre alta e non potevo quindi uscire, mio padre pigliava la bicicletta e si recava a casa del dottore per prenotare la visita. Verso le tredici, puntualmente, il dott. Lazzarini arrivava con la sua immancabile bicicletta e con la sigaretta in bocca, entrava in casa, deponeva il cappello sul letto e incominciava la sua meticolosa visita. Una figura di altri tempi.

Elio Biagini