In questo racconto Elio Biagini, 1923-2005, già ferroviere e sindaco revisore al DLF, inoltre collaboratore del nostro Notiziario, rievoca episodi di vita della sua gioventù trascorsa nella frazione di Viserba. Di questa e altre memorie il figlio Roberto diede alle stampe un libro "Racconti Viserbesi".
La maggior parte delle famiglie viserbesi faceva il pane in casa e le nostre mamme erano delle specialiste in questo. Partivano al mattino prestissimo con il loro sacchetto di farina, un cartoccio di sale, un po' di lievito e anche, chi poteva, una boccetta di olio d'oliva per rendere il pane più morbido.
Quando arrivavano al forno, Pasquale, detto Pasquel, e Zorillo avevano già il forno alla giusta temperatura perché il pane per il negozio era stato sfornato da poco. C'erano due forme di pane: la coppia e la drugola e la mamma ne faceva una ventina di pezzi che duravano due settimane. Stendeva i pezzi su una tavola dove lievitavano e quando erano al punto giusto, Pasquel li infilava nel forno con una lunga pala. Finito il suo lavoro, mia mamma tornava a casa e, a mezzogiorno, io andavo a prendere il buon pane caldo e croccante.
Mi ricordo che per la Santa Pasqua il forno lavorava il doppio perché si cuoceva la ciambella; nel locale c'era tanta gioia e nell'aria si sentiva un profumo di ciambella che ora non esiste più. La mia mamma preparava un padellone per circa due chili; quando aveva terminato i filoni, con quello che rimaneva dell'impasto faceva il ciambellotto, che era una sottospecie della ciambella, e che era la ricompensa per chi andava a ritirare la ciambella profumata.
Dentro casa per diversi giorni si era inondati dal suo profumo e guai a chi la toccava! La mattina di Pasqua si mangiava la ciambella con l'uovo benedetto, dopo avere fatto la Comunione. Si sgusciava l'uovo e si stava attenti che qualche pezzetto di guscio non cascasse a terra; l'uovo era benedetto e perciò il guscio andava bruciato. Della ciambella non andava persa nemmeno una briciola perché quando essa terminava, per un anno, per un lungo anno, niente più ciambella.
A queste cose ora, in periodo di consumismo, molti giovani non crederanno, ma questa è la pura realtà.
Elio Biagini