Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS, ricorda aspetti di vita della sua gioventù che gli sono rimasti impressi nella memoria, in questo caso la vecchia Pescheria.
Spesso mi recavo nella Pescheria (settecentesca del Buonamici) e osservavo le donne dei marinai che commerciavano pesce fresco conservato sotto uno strato di ghiaccio, si prodigavano per vendere, chiamavano i passanti per evitare di avere delle rimanenze da buttare e gridavano: Mora, bionda, doni, aiò e pesc fresc che selta ancora, cla guerda e mer tla cassetta.
Il pescato veniva portato al mercato dalle donne della famiglia con la carriola e le cassette venivano messe su un piano molto largo con ai bordi un supporto per impedirne la caduta; inoltre una fascia di tessuto resistente veniva fissata alle stanghe della carriola e poi passata sulla schiena della donna per facilitare lo spostamento del mezzo. La carriola fu in seguito sostituita da un carretto che diminuì non poco la fatica del trasporto.
Le donne attendevano vicino alla palata (punta del molo) e quando all'orizzonte appariva una vela, cercavano di individuare il nome della barca attraverso i colori e la posizione delle strisce poste in cima alla vela, si preparavano e attendevano talvolta molto tempo perché, essendo le barche a vela, quando provenivano da levante erano costrette a bordeggiare a bolina controvento. Subito dopo l'attracco, le donne trasbordavano le cassette e le portavano in Pescheria.
Mi recavo anche nella piazzetta attigua, quella delle poveracce (dal purazi), dove varie venditrici fra cui la Fantini, la Mela, La Maria, l'Alba a Barados, la Rosa, l'allegra Zola, l'Olga dia i cavelros, tutte brave donne, esponevano sacchi di vongole di ogni misura, garagoli (perpelecane), lumachine di mare e calcinelli. A quei tempi, le vongole erano il pasto della povera gente poiché il mare ne forniva in abbondanza e quindi costavano poco; da cui viene il motto Puraz chil coi, puraz chil vend, puraz chil magna (Povero chi le raccoglie, povero chi le vende, povero chi le mangia).
Qualcuno le ingeriva anche crude perché il mare era pulito. Erano eccellenti come antipasto preparato in questo modo: le vongole più grandi, strette in uno straccio di cotone, venivano immerse nell'acqua bollente per pochi minuti, poi messe in un piatto e aperte; si irroravano con qualche goccia di limone e si degustavano.
Le donne dei pescatori sentivano la Pescheria come la seconda casa, iniziavano da bambine a vendere il pesce e continuavano finché ne avevano la forza. La Rosa Caldironi, venditrice ormai vegliarda, già sostituita al banco dalle figlie Mafalda e Giovanna, veniva accompagnata in Pescheria, munita di una cassetta di pesce da vendere e posta accanto a loro.
Un giorno, un vigile urbano pregò l'anziana donna di indicare il prezzo di vendita del suo pesce e lei espose sulla cassa un foglio di carta gialla illeggibile. Ripassando, il vigile guardò e ignorò volutamente il foglio; nell'anziana venditrice riemerse il gagliardo spirito di donna della Pescheria e disse: Che pizzardon l'è un ignurent, un sa ne lez e ne scriv. (Quel vigile è un ignorante,non sa né leggere né scrivere).
La Rosa era un personaggio caratteristico della Pescheria, conosciuta e accettata così com'era dai compratori e dalle colleghe.
Virginio Cupioli