TRADIZIONI E FESTIVITÀ CATTOLICHE

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS, ci ricorda le tradizioni e le ricorrenze religiose più comuni e significative della sua infanzia.

All'inizio di ogni anno tutte le famiglie compravano il Lunario di Smembar, veniva attaccato alle porte delle cucine e delle stalle, accanto all'immancabile ferro di cavallo portafortuna e all'immagine di Sant'Antonio Abate. Era una guida per l'andamento del tempo, per la semina, per i raccolti. Conteneva il calendario e le predizioni per l'intero anno agricolo, in versi dialettali romagnoli faentini. Ogni contadino lo consultava e non averlo, per chi lavorava la campagna, era come essere orfani. Viene stampato ancora e comprato per tradizione ma chissà se viene letto.

La popolazione seguiva la ricorrenza dei Santi che collegavano le stagioni e i lavori agricoli.
Il 17 Gennaio, per Sant'Antonio si diceva: Santantoni dala berba bienca, sun l'ha fata poc uia menca. (Sant'Antonio dalla barba bianca se non l'ha fatta poco ci manca), riferendosi alla neve.

Era il periodo più freddo, tempo adatto a mantenere la carne, favorevole all'uccisione del maiale: chi transitava per le campagne in quel periodo udiva da un'aia all'altra stridi disperati di quei poveri animali. Seguivano le Sante Ceneri, residuo dell'olivo benedetto che il sacerdote poneva sulla fronte dei fedeli il primo giorno di Quaresima. Non si mangiava carne, così come d'usanza tutti i venerdì della settimana.

Indi la solennità della Resurrezione di Cristo; la Santa Pasqua per la quale durante la settimana che la precedeva, non suonavano le campane; si visitavano i sepolcri nelle chiese, ma poi il sabato tornavano a suonare e appena si udivano i rintocchi, in qualsiasi luogo uno si trovasse, doveva bagnarsi gli occhi in segno di mestizia e di gioia per Gesù risorto, atto simbolico popolare e la mamma diceva ai figli: ia slighe al campeni, bainti gli ioc. (hanno slegato le campane, bagnati gli occhi).

Seguiva l'Ascensione di Gesù al cielo, 40 giorni dopo la Pasqua con gita al Santuario delle Grazie, indi la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo in terra dopo 50 giorni. Particolare solennità era la ricorrenza del corpus Domini, 60 giorni dopo la Pasqua, il Corpo di Cristo nell'Eucarestia. Si svolgeva una processione con tutto il clero guidati dal Vescovo, con la partecipazione dei fedeli, numerosissimi per le vie della città, con l'esposizione dell'Eucarestia nell'Ostensorio.

Poi, il 15 agosto, Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo, detto anche giorno di Ferragosto (da ferie di Augusto), nel quale per gli abitanti dei dintorni era usanza fare l'annuale gita sulla spiaggia e ivi rifocillarsi con i cibi approntati e portati da casa. Era diffusa la tradizione che ogni anno in quel giorno vi fossero degli annegati, cosa che rispondeva al vero. La mamma preoccupata raccomandava di non fare il bagno in mare.

Seguiva l'otto di dicembre, ricorrenza dell'Immacolata Concezione, poi il Santo Natale. Quest'ultima festività impegnava i bambini a fare il presepio in casa con statuine di gesso, oppure di cartone ritagliate dai giornalini, ricercavano il muschio nei fossi, lo approntavano in un angolo della casa; l'importante era avere i cinque componenti: Gesù bambino, San Giuseppe, la Madonna, il bue e l'asinello. Durante le festività accompagnati o in gruppo visitavano e ammiravano i vari Presepi nelle Chiese della città.

Infine l'attesa era viva per l'arrivo della Befana, nella notte del 6 gennaio. La sera agganciavano le calze, possibilmente quelle più grandi nella speranza di avere più cose. Il momento magico era quando al mattino appena svegli correvano al camino e trovavano le calze gonfie, anche se di poche cose, un arancia, un cioccolatino, qualche giocattolo, vivevano momenti di grande emozione.

Queste festività e la Santa Messa, con qualche volta le benedizioni pomeridiane, era la vita religiosa che veniva vissuta in quel periodo.

Virginio Cupioli