Verona, prima domenica dello scorso ottobre, la vasta e ariosa piazza Bra con ai bordi l'Arena, uno dei maggiori anfiteatri romani superstiti, è gremita come non mai dal così detto popolo della corsa. Migliaia sono i podisti giunti da ogni dove per partecipare a questa giornata sportiva. Oltre ai classici 42,195 chilometri di maratona, è prevista anche la gara sulla mezza distanza e alcuni percorsi per i tantissimi camminatori.
Un incredibile coloratissimo colpo d'occhio la moltitudine di podisti presenti già dalle prime ore del mattino; una bellissima festa favorita da una splendida giornata d'autunno che regala un'aria fresca e pulita, un'atmosfera ideale per questa attività sportiva. Dopo avere ultimato un indispensabile leggero riscaldamento pre-gara non resta che attendere il classico colpo di pistola per il via.
Come al solito in questi momenti i podisti sono uno accanto all'altro, vicinissimi e ognuno ha la sua maniera di far scorrere il tempo in attesa della partenza. Ci sono i chiacchieroni, quelli che ti raccontano di come sia andata storta l'ultima maratona disputata perché era troppo caldo (o troppo freddo), della cattiva (o buona) organizzazione di altre, delle ultime scarpe che sono un po' troppo pesanti (o leggere) per la propria andatura, quelli che l'ultimo allenamento l'hanno dovuto saltare causa motivi vari, chi si lamenta dell'hotel dove ha dormito trovando il materasso troppo duro e che il vicino di camera è rientrato tardi e ha fatto un gran casino, chi questa maratona pensa di finirla sotto le quattro ore (magari sapendo benissimo che ben che vada arriverà appena entro il tempo massimo), chi invece al contrario si nasconde e proclama che l'importante è arrivare, quando invece punta a un tempo invidiabile, chi sfoggiando al polso l'ultimo GPS sentenzia che la maratona di Vattelapesca era sicuramente più corta di ben venticinque metri, insomma bla, bla, bla.
Ci sono poi quelli più tranquilli che, nei limiti del possibile, cercano di tenere in movimento gambe e corpo e provano a stiracchiarsi dolcemente, qualcuno prova a concentrarsi, forse anche per allontanare un certo timore perché una maratona è pur sempre una prova impegnativa. Io, pur non disdegnando di fare quattro chiacchere con chi mi sta vicino, provo, in prossimità del via, a rilassarmi cercando di entrare in sintonia con il mio corpo e avere così cuore, gambe e testa pronti per la partenza.
Quella mattina però la mia mente è all'improvviso partita per conto suo e con un balzo da film di fantascienza è ritornata a una fredda e nebbiosa Verona del dicembre 1968, tanti, tanti anni fa. Mi sono ritrovato così a specchiarmi in una vetrina di un negozio del centro e vedermi con un cappotto militare che nascondeva quasi le scarpe per quanto era lungo. Un vero trauma! Una Verona in cui ho trascorso poi tutto l'anno seguente espletando, quello che era un tempo, l'obbligo del servizio militare. In un attimo ho rivissuto tutto quel periodo, giorni, mesi densi di avvenimenti e situazioni anche difficili; tanti aspetti, ricordi che sono rimasti per sempre dentro di me e che la mia mente, proprio quella mattina ha deciso di rivedere.
Giunge l'ora della partenza, arriva lo sparo per il via, immobile, occhi socchiusi quasi non lo sento. Forza che si parte! mi incita il podista di fianco. Calma, sto arrivando da molto lontano rispondo un po' stranito. Lui mi guarda e sorride, certamente senza capire. Alè che si va! Allora mi dico: cosa vuoi che siano 42,195 chilometri per me che, in pochi minuti, mi sono fatto tutto il millenovecentosessantanove e sono giunto fin qui attraversando decine di anni!
Con questo numero del nostro Notiziario, in uscita poco prima del Natale e di fine Anno, il Gruppo Podistico augura a tutti Buone Feste! Buona camminata e corsa a tutti!
Luciano Caldari