Un secolo fa, fra il 7 e il 14 Giugno 1914, l'Italia fu scossa da una insurrezione popolare antimonarchica, che venne denominata La Settimana Rossa. Sviluppatasi ad Ancona, si propagò, a macchia d'olio, dalle Marche alla Romagna. Si concluse con un triste bilancio di morti, feriti, arresti e innumerevoli distruzioni. La città di Rimini da quel moto di rivolta ne fu solo lambita. Su quel che accadde in quei giorni il ferroviere, dirigente socialista, Mario Macina lasciò questo breve racconto.
Settimana rossa. La scintilla rivoluzionaria accesasi ad Ancona si era propalata anche nella nostra città. I primi a farne le spese furono i caselli daziari che vennero dati alle fiamme. Poi la spinta sovvertitrice subì un rallentamento perché si era sparsa la voce che la polizia aveva avuto l'ordine di reprimere il moto popolare. Che la tremarella avesse preso il sopravvento, lo dimostra quanto successo in un comizio tenutosi in piazza Giulio Cesare (oggi Tre Martiri).
Su questo episodio le versioni non collimano ma lo scrivente, che come spettatore era presente al comizio, ritiene giusta la seguente. Mentre parlava il segretario della Camera del Lavoro, da una impalcatura eretta in uno stabile della piazza, non si sa se per caso o fatto di proposito da qualcuno, un sasso rotolando su una lamiera, produsse un rumore che, data la tensione del momento, venne ritenuto il crepitio di un'arma da fuoco. Apriti cielo!!! Nello spazio di pochi secondi sulla piazza non rimase che la colonna sulla quale duemila anni prima Giulio Cesare aveva arringato i legionari romani.
La Redazione