Il socio Vinicio Vergoni, classe 1926, torna con la memoria a episodi della sua gioventù, questa volta ai suoi primi approcci amorosi.
Ciao bel bimbo, così la Miranda lo chiamava, lo salutava e lui rispondeva buongiorno. Ma il gioco si ripeteva e cominciò a salutarla con un ciao strascicato, quasi trascurato come una cosa da buttare lì più per dovere che per saluto. Tuttavia, il bel bimbo l'aveva guardata spesso anche qualche tempo prima. Non si poteva non guardarla quella bella donna dall'incedere lento a passi lunghi dondolanti. Lo sguardo cadeva su quelle prominenti semisfere e sul profondo solco che aveva al centro di quelle indicanti il percorso verso un tesoro sconosciuto, almeno a lui, che non aveva ancora quattordici anni.
Ma lui amava Mary-Anne che quell'anno era passata alle superiori, aveva frequentato la prima commerciale e l'anno precedente aveva fatto la prima comunione. Lì c'era il cuore: si tenevano per mano e lui faceva la sentinella sul gradino del suo portone sperando uscisse e per sentire la sua voce dal piano superiore. Li conoscevano tutti nel borgo e sorridevano per simpatia e forse per nostalgia dei tempi remoti.
Era un venerdì e si faceva la vigilia. La mamma gli ordinò: vam tò mez chel ad sardon sla funtena (Vai a prendere mezzo chilo di sardoni nella pescheria). Lui partì e nel tornare, proprio all'angolo del bar Commercio, c'era lei che salutava un'anziana signora piuttosto scarmigliata. Ciao bel bimbo e aggiunse: È il mio moroso. La vecchia signora fece un risolino d'assenso aggiungendo: quii in si piga, che lui capì solo in ritardo.
Intanto aveva cominciato a piovere leggero e fitto. Dove vai? urlò la Miranda che ho l'ombrello?. Lui si fermò un istante, poi decise di accettare. Era carica di un borsone che teneva con la sinistra e una borsetta sotto l'ascella destra, il braccio che teneva l'ombrello. Lui era con una canottiera azzurra e l'omero del suo braccio sinistro toccava ogni tanto quello della Miranda.
Quella pelle contro pelle era per lui come un toccare elettrico. Sentiva un rivolgimento anomalo che non conosceva e la bocca dello stomaco era in subbuglio e il respiro più profondo. Ricordò che un napoletano elegante che era in gruppo, di fronte al bar Marittimo, al passaggio lento e provocatorio della Miranda pronunciò la frase assassina: che bella bestia.
Ora lei era lì con lui, le toccava la pelle e sentiva salire un rimestio piacevole, avrebbe voluto toccarla più profondamente, il desiderio si faceva acuto.
Vinicio Vergoni