Il socio Edmondo Semprini, classe 1923, pensionato FS, ricorda le sue vicissitudini durante la seconda guerra mondiale soffermandosi questa volta sulle ultime fasi del conflitto. Le memorie sono state raccolte dal sig. Daniele Celli.
La padronanza dei cieli da parte degli Alleati era assoluta e di questa supremazia approfittavano ampiamente con continui, intensi e sistematici bombardamenti che fiaccavano la resistenza tedesca. Un giorno assistii a un bombardamento aereo eseguito da 10 - 15 cacciabombardieri nella zona di San Savino. Forse attaccarono una batteria di cannoni, oppure una colonna di automezzi lungo la strada fra San Savino e Coriano. Ricordo le alte fiamme che si vedevano alzarsi verso il cielo.
Con l'arrivo di altri tedeschi, nella zona è iniziò la preparazione di opere di fortificazione. Ai militari serviva manodopera per eseguire questi lavori, così il loro comandante ce lo comunicò tramite Don Alfredo, il cappellano del Borgo San Giovanni di Rimini prima e, in quel periodo, parroco a Croce. Ai giovani che si fossero presentati volontariamente, avrebbero corrisposto la paga per il lavoro svolto, in caso negativo, li avrebbero reclutati senza corrispondere alcunché. Io pensai che era meglio presentarsi e così feci.
Ricordo che un giorno, per costruire le trincee, dovemmo andare a recuperare il legname necessario a Pesaro. Fritz Heisenauer, un soldato tedesco di 25 anni, ci raggiunse con la lista di chi doveva partire per quell'incarico. Lo conoscevo, ci sorvegliava mentre scavavamo un rifugio, così mi avvicinai a lui e provai a chiedergli se mi poteva esentare dal servizio. Ascoltate le mie richieste, mi rispose Lus, lus (presto, presto). Arrabbiato, tra i denti mi scappò detto: se avessi una baionetta ti infilzerei.
Intuito che potevo aver detto qualcosa di insultante, mi sferrò un poderoso calcio sulla schiena che mi fece molto male. Ci caricarono su due camion e ci dirigemmo verso il mare. Percorrendo la Flaminia dopo Cattolica, ai bordi della strada vidi numerosi camion tedeschi distrutti dagli attacchi aerei alleati. Il nostro mezzo procedeva a zig zag per evitare le bandierine che indicavano la presenza delle mine sulla carreggiata, posizionate per distruggerla prima della ritirata.
All'interno di una villa a Pesaro recuperammo numerose porte e travi che caricammo sugli autocarri, ma non potemmo ripartire subito, dovemmo attendere la fine del bombardamento navale. Sentivamo le granate fischiarci sulla testa, e non era piacevole. Verso mezzogiorno partimmo e, per fortuna, riuscimmo ad arrivare in serata a Croce senza troppi intoppi.
Lungo il viaggio di rientro a noi ragazzi ci avevano fatti salire e posizionare sopra al legname per osservare il cielo e individuare eventuali caccia alleati che, se ci avessero individuati, ci avrebbero mitragliato facendoci fare la stessa fine degli automezzi che vedemmo distrutti al mattino. Mentre stavamo per raggiungere Morciano, intercettammo visivamente una squadriglia di 5 - 6 velivoli, ma rispetto a noi erano diretti verso il mare e pertanto sfuggimmo il pericolo.
Verso fine agosto in casa Vincenzein si sistemarono una quindicina di soldati tedeschi. Uno di loro, molto giovane, consigliò a mia mamma di scappare via da quella zona, perché ci sarebbe stata una grossa battaglia. Dopo due giorni ce ne andammo a San Marino. Ricordo durante il viaggio che ancora non scoppiavano le granate in zona. Passammo per Valliano, Trarivi, Vallecchio e Faetano. Qui finimmo sotto un bombardamento aereo e per poco non ci lasciavamo la pelle. Non furono tutti fortunati come noi. Quel giorno ci dovettero essere stati dei morti.
Edmondo Semprini