LA FESTA DEI FICHI

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, ci racconta di una festa che ai tempi della sua gioventù era molto nota e partecipata dai cittadini, che si svolgeva nella frazione della Colonnella.

Il 25 marzo di ogni anno, nella ricorrenza della Madonna, nella Parrocchia della Colonnella si svolgeva la grande festa detta dei fichi secchi e anche festa dei garzoni.

Il marciapiede lato mare della Chiesa, che tuttora esiste, era completamente occupato da banchi ricolmi di fichi secchi di ogni tipo e da altri generi mangerecci e cianfrusaglie. Tutti i banchi vendevano le pive che caratterizzavano la festa. Erano costituite da una cannuccia colorata con una linguetta a cui era legato un palloncino sgonfio; soffiando nella cannuccia si gonfiava il palloncino da cui, uscendo l'aria, veniva fuori il suono. Tutti i bambini suonavano la piva e si udiva il concerto di pive fin all'interno della Chiesa.

Era una festa affollatissima, anche perché in quell'occasione si svolgevano gli incontri e si fissavano i contratti fra padroni, garzoni e serve. Tanti contraenti provenivano, oltre che dai dintorni, anche da Cesena, Forlì, Ravenna, Riccione, Cattolica. L'idoneità costituiva nella prova di saltare il fosso del Rio Macanno, che esisteva nei pressi della Chiesa. Lavoratori agricoli, contadini, mezzadri, braccianti erano presenti alla festa e tutti compravano una sfilza di fichi secchi per portarla a casa, alla famiglia.

Si ricorda di un garzone sposato e senza figli, detto Pacali, che andò a lavorare presso un podere nel ravennate in quanto non andava d'accordo con la propria moglie. Tornava con i soldi guadagnati, ogni anno per un mese. Appena arrivato in stazione a Rimini, consegnava i soldi per il biglietto di ritorno al capostazione poi, dalla sera alla mattina mezzo brillo gozzovigliava fra osterie e case chiuse, battendosi la mano nella tasca che conteneva il portafogli diceva: Finché dura sta munghena, us magna, us bev e us va a putena (finché dura questa mucca, si mangia, si beve e si va a puttane). Quando aveva finito i soldi, tornava al lavoro fino all'anno successivo.

Virginio Cupioli