VERSO IL RIDIMENSIONAMENTO

La Società FS in questi anni ha cercato con determinazione di conseguire risultati positivi di bilancio con una politica impostata prevalentemente su tagli spesso indiscriminati. Sembra strano pertanto che vi siano soci che, per le richieste e le rivendicazioni che pongono, non abbiano ancora percepito il vento del cambiamento che in questi anni è soffiato forte, stravolgendo la realtà ferroviaria, colpendo specialmente un organo collaterale quale il DLF.

Nel quadro della crisi che da tempo attanaglia il paese, le associazioni nate per curare il tempo libero dei lavoratori hanno pagato un prezzo altissimo, sacrificate spesso sull'altare del risparmio di spesa. Riscontro e ricadute di tali politiche si rilevano anche a livello cittadino, dove diversi Dopolavoro o Cral aziendali hanno notevolmente ridotto le attività e in alcuni casi chiuso i battenti.

Per quel che riguarda il Dopolavoro Ferroviario di Rimini eccone qui in sintesi la storia dell'ultimo decennio e le prospettive.
I DLF territoriali non sono più da tempo un'isola felice, tutelati e foraggiati com'erano dalla casa madre, la Società FS. Fino all'anno 2003, infatti, non solo la consegna degli immobili ai DLF avveniva con la formula del comodato d'uso gratuito, ma godevano di tante altre agevolazioni quali: franchigia di parte delle utenze, anticipazione ai soci delle somme per partecipazione a iniziative turistiche, generosi distacchi di personale FS nei DLF, gestione delle mense con margini economici garantiti, ecc.

Dopo il 2003 la svolta epocale: tutto o quasi è cambiato. Non solo da allora sono state spazzate via le agevolazioni ma si è iniziato gradualmente a spremere sempre più i DLF.

Il provvedimento più ostico, per le conseguenti ripercussioni negative della contrazione delle attività, è stato quello dell'imposizione di contratti d'affitto sempre più onerosi, con clausole vessatorie, come ad esempio la manutenzione straordinaria. Per altro non vi erano alternative: prendere o lasciare.

Non pochi DLF non hanno saputo, voluto o potuto adattarsi al nuovo corso degli eventi. Soprattutto i meno attrezzati, con poche risorse o già esposti a situazioni debitorie. Si è assistito così in diversi DLF a un susseguirsi di crisi con cambio degli organi dirigenti, spesso però senza significativi risultati.

Per porre un argine alle diffuse difficoltà, la Sede Centrale DLF escogitava un ambizioso progetto con l'acquisizione degli immobili affidati al DLF. Quest'obiettivo si concretizzava nell'acquisto in pochi anni, tramite la sottoscrizione di mutui, di circa la metà delle sedi dei DLF Territoriali. Operazione questa che però è stata da circa un anno congelata, per due cause concomitanti: la stretta creditizia delle banche, che in questi periodi lesinano il rilascio di mutui, ma soprattutto perché parecchi dei DLF acquisiti non rispettano gli impegni economici assunti con la Sede Centrale.

I DLF rimasti esclusi da tale progetto di acquisizione (una fascia di questi però è dalla proprietà considerata incedibile) hanno dovuto, per regolarizzare la loro posizione, sottoscrivere il rinnovo dei contratti di locazione e accettare le condizioni poste dalla Società FS, oppure, come in non pochi casi, rilasciare gli immobili o rinunciare a parte di essi.

Per quel che riguarda il nostro DLF, è ancora in corso la trattativa per un nuovo contratto d'affitto. Le posizioni fra le parti sono per ora distanti. La cifra d'affitto richiesta dalla Società FS è iperbolica, al di fuori della nostra portata. Per cercare di sbloccare questa situazione di stallo il Consiglio Direttivo del DLF di Rimini si è orientato verso la restituzione di una parte delle aree verdi scoperte in consegna (circa 21.000 mq). Questo nell'auspicio che tale sacrificio sia sufficiente a indurre a più miti consigli la proprietà e potere così approdare a un accordo soddisfacente che assicuri un futuro all'Associazione.

Giovanni Vannini