Il socio Benito Colonna (Toni), classe 1937, macchinista del Deposito Locomotive a Torino Smistamento negli anni sessanta, ricorda un giorno di servizio un po' particolare.
Stavamo effettuando un treno con elettromotrici da Brà verso Torino. Avevamo portato gli operai della FIAT a casa loro la sera precedente e ora riportavamo quelli del turno del giorno. Alle 4 e mezza circa di un freddo mattino d'inverno eravamo partiti da Brà, viaggiando con le sole luci di emergenza per fare in maniera che quei poveracci, perennemente sfruttati e stanchi, potessero riposare per il tempo del viaggio. Era prevista la fermata in tutte le stazioni.
Partiti dalla breve fermata di Bandito, avevamo raggiunto una velocità di poco superiore ai cento chilometri orari quando, affannato, si presentò in cabina di guida un uomo. Concitatamente ci comunicò che sull'esterno della cabina della seconda motrice c'era un tizio aggrappato al corrimano. Prontamente fermammo il convoglio per verificare il fatto e portare soccorso al malcapitato. Il poveraccio, mezzo assiderato, non curandosi del suo stato si raccomandava, piangendo: vi prego, non fatemi rapporto che altrimenti mi rovinano.
Era accaduto che, arrivando tardi in stazione e vedendo il treno partire, era salito sul predellino della cabina di guida della seconda motrice sperando che la porta non fosse bloccata chiusa. Aveva tentato di aprirla, ma inutilmente. Da regolamento infatti, prima dell'effettuazione di ogni treno, dovevamo assicurarci che le porte interne ed esterne delle cabine di guida fossero chiuse.
Mentre il malcapitato cercava di aprire la porta, il treno aveva assunto una velocità tale da non consentirgli di scendere. Era rimasto aggrappato al corrimano, col proposito di salire in vettura alla prossima fermata. Gli era andata bene perché anche se di notte, era stato visto e salvato. Senza ombra di dubbio, quando il freddo l'avesse portato a un certo grado d'assideramento, l'avremmo perduto lungo la linea.
Benito Colonna