Il socio Vito Milano (Tonino), classe 1926, in queste righe ripercorre una tappa della sua vita le fasi dell'immediato dopoguerra. Descrive le condizioni di precarietà che la popolazione si trovò a fronteggiare. Una situazione dominata ancora da una diffusa indigenza, non più però dalla paura. Allontanatosi il campo di battaglia, un clima di euforia e di fratellanza si affermava. Per i più si era all'alba dall'avvento di una nuova società, fondata su ben altri valori rispetto a quella che si lasciavano alle spalle.
Passato il fronte di guerra a Rimini noi superstiti ci ritrovammo come scampati all'apocalisse. Nudi, crudi, affamati senza un tetto dove ripararsi. Questa era la reale drammatica situazione per la stragrande maggioranza dei riminesi e penso degli italiani!
Eppure si era felicissimi di riprendere una nuova serena esistenza. Desiderosi di rimboccarsi le maniche per rifarsi di quanto con gli eventi bellici era andato perduto. Purtroppo le ferite fisiche e i tanti lutti non si sarebbero potuti cancellare. L'Italia intera ne piangeva un numero veramente spropositato.
In quel periodo eravamo sprovvisti di tutto, mancava la corrente elettrica per illuminare le abitazioni disastrate; costruimmo rudimentali lumi, ricavati da barattoli e alimentati da prezioso petrolio, a fatica racimolato dagli Alleati. Beneficiammo dell'enorme abbondanza di vettovaglie in loro possesso, che spesso ci elargivano, magari in cambio di un fiasco di vino oppure semplicemente per attrarre la simpatia delle ragazze. Ci vestivamo degli scarti delle loro divise, andavano di moda i cappotti confezionati con coperte militari.
La gente era comunque felicissima di risorgere a una nuova vita, come se si fosse svegliata da un allucinante sogno. Regnava una grande euforia e tutti sembravano migliori e affratellati. Venivano spazzate via montagne di macerie, che spesso servivano a colmare le voragini provocate dalle bombe. Si ballava ovunque, al suono di quelle tipiche musiche americane rimaste famose, esplose il boogie-boogie.
1945: la guerra è veramente finita. Alla spicciolata comincia il lento rientro dalle zone di operazione e dai campi di concentramento dei combattenti. Molti portano sulle carni i segni della sconvolgente guerra. Molti sono quelli che non faranno più ritorno. Morti e dispersi, lontani dalla loro terra e dai loro cari.
Vito Milano