Il Circolo del Dopolavoro Ferroviario di Cesena, che dipende da quello di Rimini, ha sede dall'anteguerra nella vecchia stazione, datata anno 1890. Ne occupa a pianterreno alcuni vani per circa 216 m2 più una stretta e lunga parte scoperta che si proietta verso sud, per 690 m2. Le restanti parti dell'edificio: il pianterreno, il piano superiore e le adiacenti pertinenze esterne, separate da inferriate da quelle in affido al DLF, è rimasta alle Ferrovie che, da un ventennio a questa parte, le ha completamente abbandonate.
Rimaste senza custodia e prive d'interventi di manutenzione è subentrato rapido il degrado. L'immagine che oggi offre è di palese squallore: le imposte sono sbilenche e scrostate, i muri aggrediti dall'umidità e chiazzati di muschio, disordinata la folta chioma degli alberi, invadente la proliferazione di sterpaglie ed erbacce, ed evidenti i problemi strutturali del tetto. Un luogo destinato ad accentuare una preoccupante involuzione: il proliferare dei ratti, l'albergare di sbandati e ricettacolo di sospette frequentazioni.
Le segnalazioni, le vibranti proteste, gli allarmi, le lamentele rivolte alla proprietà hanno prodotto negli anni solo sporadici interventi per il taglio della vegetazione infestante. Una tale situazione di vicinato ha finito per influire negativamente sui risultati di gestione del circolo - bar. Infatti, dopo 27 anni, il conduttore, nel settembre dello scorso anno, dopo che gli era stata rifiutata una sostanziosa riduzione del canone ha deciso di andarsene. Il gestore subentrante, a distanza di pochi mesi, poneva la medesima richiesta: la riduzione dell'affitto in quanto considerava gli € 9.000,00 annui + IVA, esagerati rispetto agli incassi. Tanto da rinunciare con la fine del mese di luglio alla gestione.
Al nostro DLF, dalle Ferrovie, il bene immobiliare in questione venne affittato assieme a quelli presenti a Rimini l'ultima volta nel 2003, dietro pagamento di un canone forfetario complessivo che a tutt'oggi ammonta a € 130.390,00 annui, comprensivi di IVA. Un contratto di locazione che oltre il canone imponeva tutta una serie di oneri collaterali quali, fra l'altro in deroga al codice civile, l'obbligo della manutenzione straordinaria.
Le Ferrovie hanno, poi, suddiviso questi beni patrimoniali fra tre diverse società per azioni a essa riconducibili: RFI S.p.A., Centostazioni S.p.A., Sistemi Urbani S.p.A.. Per il Circolo DLF di Cesena è RFI S.p.A. la controparte, che ha provveduto a comunicarci per il rinnovo del contratto d'affitto queste raggelanti richieste: anno 2009 € 34.128,21, anno 2010 € 39.930,00, anno 2011 € 46.414,37, periodo 2012-2017 € 53.444,78 annui.
Per provare a trovare una scappatoia da questo contratto capestro, il 20 maggio a Bologna, assistiti dal Presidente della società Patrimonio DLF, vi è stata una riunione con i rappresentanti della controparte, che si sono limitati a certificare la proposta alternativa avanzata dal nostro DLF: ovvero la disponibilità a mantenere solo 216 m2 del Circolo sociale, porzione del fabbricato della vecchia stazione di Cesena, a condizioni che la proprietà intervenga per la bonifica e la messa in sicurezza delle opere strutturali dell'edificio, rinunciando per altro a tutta la restante parte del compendio e proponendo un canone annuo di € 4.000,00 + IVA al 2012.
Da allora, nonostante i solleciti, tutto tace. Ma non si potrà però temporeggiare ancora a lungo per una risposta. Questo perché senza garanzie e un equo affitto non si è in grado di sublocare il circolo bar a chicchessia. Senza introiti il DLF non può mantenersi, pertanto la soluzione, se non vi saranno presto novità, è la restituzione dell'immobile. Ovviamente quando, e se, questo avverrà sarà portata in detrazione dal canone generale, in proporzione, la quota riguardante Cesena.
Si sa peraltro come spesso si sono risolte situazioni similari: prima le FS chiedono per i loro immobili compensi a condizioni irragionevoli e fuori mercato poi, dopo anni di abbandono, sorgono problemi a non finire connessi al conseguente degrado, il che induce la proprietà a più miti consigli. Allora per liberarsi di onerosi fardelli si approda provvisoriamente all'affidamento a soggetti terzi, privati o pubblici, con la formula del comodato d'uso gratuito.
Giovanni Vannini
