L'AVVENTURA DI CECI

Era freddo, quel mattino di febbraio: la neve ricopriva, immacolata tutta la spiaggia e si era invetrata nella gelida notte. Il vento di tramontana, teso e continuo, penetrava nel pertugio delle maniche arrivando su, fino all'avambraccio.

Ceci si raccolse nel giubbone, alzando il bavero e si infilò i guanti di lana spessa (quii sa du dèda) tirandoseli su fino all'altezza del polso. Il viso sferzato dall'impalpabile tormenta si era incrudito e le folte ciglia, irte, erano spruzzate di bianco.

Era sceso di primo mattino per vedere la Vispa Teresa e... su iera e mezi d'andè in mer. La Vispa Teresa era il bene di Ceci e dei fratelli che con lui andavano a pescare le vongole.

Era a remi e l'aveva e minc (il verricello), i due che remavano la portavano al largo; tre o quattrocento metri dalla riva. Gettavano l'ancora, lasciavano la boa e la barca cominciava a tornare mentre il ferro raschiava il fondale.

L'inclinazione del ferro doveva essere costante perché se andava a pescare troppo sotto per quelli che erano al verricello si faceva dura: dagli un giro e si accorciava la fune per cambiare l'inclinazione del ferro in modo che girare il verricello fosse più leggero.

Per orientarsi avevano tre punti di riferimento: la boa, la barca e, a riva, una casa... un capanno, legati da un filo immaginario che serviva per non tornare dove erano passati prima a raccogliere.

Ceci, con i genitori e i fratelli, viveva a Miramare in una casupola fra via Teramo e la Novarese. Uniti alternavano la pesca alla cura dell'orto. Coltivavano patate, cipolle e altro che rivendevano alle colonie. Avevano la stalla, crescevano il maiale, le galline, i conigli: stavano bene per quei tempi. Meglio che in Argentina, diceva Ceci che era emigrato, qualche tempo prima, ritornando presto ai suoi lidi.

Ceci era un uomo robusto, non alto ma piazzato, scuro di carnagione e aveva le mani grandi, nodose, dure: mani da lavoro, di fatica; era muscoloso e filosofo. Sì, perché non era alieno da giudicare i fatti della vita sintetizzandoli con i proverbi dei vecchi che ripeteva al termine di un discorso e che parevano, a quel punto, una sentenza di tribunale.

Andare a pesca di vongole era dura e a chi gli chiedeva come era andata rispondeva: Puraz chi li còi, puraz chi li vénd, puraz chi li magna.

A volte rimanevano in mare dall'alba al tramonto: la mamma di Ceci preparava la piada che era ancora buio. Verso le dieci quelli della Vispa facevano colazione senza smettere di pescare: in una mano tenevano la piada con il prosciutto o la frittata e con l'altra continuavano a girare il verricello.

Giovanni di Rench, prima di andare in mare, attaccava la somara e la sua vecchia andava in città, sulla piazzetta della poveracce, con il suo sacco a vendere.

continua
Vi.Ve.