CORREVA L'ANNO 1944

Questo DLF può contare ancora, nelle sue file, alcuni soci che hanno lavorato in ferrovia nel tetro periodo del secondo conflitto mondiale. I loro racconti, come questo del socio Guido Lucchini, ci offrono uno spaccato sulla Rimini di allora, calata in un contesto di dure condizioni di vita e anche di diffuse miserie morali.

Correva l'anno 1944, seconda guerra mondiale. A quell'epoca io ero, come tanti, occupato nelle Officine Locomotive di Rimini, Ferrovie delle Stato.

Quasi tutti i giorni, anche più volte in un giorno, le sirene dall'allarme annunciavano un'eventuale incursione aerea. Quindi tutte le maestranze dell'officina, chi a piedi e chi in bicicletta, prendevano la strada verso le campagne attorno alla città.

Ma un giorno, magari fregandomi un po' di tutto, presi la via verso casa, casa che era a Bordonchio presso Gurir, (Fabbri), una casa colonica come tante in quella zona, del resto come tanti altri cittadini della nostra città.

Quindi, via Tripoli, Borgo San Giovanni, Arco d'Augusto, piazza Giulio Cesare, (ora Tre Martiri), ma, a metà del corso, sulla destra, c'era un mezzo militare fermo di fronte a una gioielleria, (magari i proprietari, per la fretta, non avevano tirato giù la serranda), e due militari tedeschi, divisa color kaki, i quali mi guardarono a lungo

Io, con la mia indifferenza, proseguii per poi svoltare nel vicolo che ancora porta sulla piazzetta delle poveracce, vicolo chiamato vicolo del birello in merito a un paracarro di pietra dalla forma del suindicato articolo di lusso, situato all'inizio del vicolo. Appoggiai la bicicletta al muro e sbirciai dall'angolo i due tedeschi, sempre davanti al negozio, dei quali io avevo già indovinato le intenzioni.

Difatti, appena vista la strada libera, con alcuni calci frantumarono la vetrina svuotandola di tutto quello che conteneva; e io cosa avrei dovuto fare? Magari urlare al ladro? Inforcai la mia bicicletta, piazza Cavour e via verso strade che portavano sulla via Ravenna, destinazione Bordonchio a tempo di record.

Guido Lucchini