ANNI RUGGENTI

Il socio Vito Milano, classe 1926, rievoca le atmosfere come da lui vissute e percepite dopo l'entrata in guerra dell'Italia, nel 1940, quando ancora non si aveva sentore in quale immane catastrofe sarebbe precipitato il Paese.

Anni quaranta! Anni ruggenti, difficili. Iniziano subito con la seconda guerra mondiale. Portiamo ancora i pantaloni corti quando, la possente e roboante voce del Duce giunge dalle case, a noi che giochiamo nel cortile, inconsapevoli che stava per iniziare il periodo più triste e doloroso della nostra esistenza.

Era il famosissimo 10 Giugno 1940 in cui Mussolini, fra un bagno e l'altro, dalla sua residenza estiva di Riccione, aveva avuto il tempo e la malaugurata idea di fare un salto a Roma per annunciare, dal solito balcone di palazzo Venezia, agli italiani e al mondo che entravamo in guerra.

Proprio quando, per ironia della sorte, sulla riviera si andava cantando: Voglio vivere così, col sole in fronte oppure: Vivere, senza malinconia, perché la vita è bella e la voglio vivere sempre più.

Vediamo giovani e meno giovani partire per i vari fronti, costretti a sacrificare la propria giovinezza nella disperata impresa. Ai bollettini di guerra, alla radio, si alternano allegri motivetti cantati da: Natalino Otto, Rabagliati, il Trio Lescano. Furoreggiano le canzoni di guerra (Lilì Marlen).

Noi ragazzetti trascorriamo, malgrado tutto, ancora qualche estate con la spensieratezza dell'incoscienza, ma non troppo. Avevamo fame e con la misera razione di un etto e mezzo di pane c'era poco da saltare, non era quindi facile atteggiarsi a fusti di spiaggia, troppo ossuti e debolucci i futuri vitelloni erano soltanto vitellini da latte.

Vito Milano