OSTERIA

Sul filo dei ricordi il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, ci descrive la vita d'osteria, ritrovi ampiamente diffusi nei quartieri della città almeno fino agli anni cinquanta del secolo scorso.

Era usanza di un certo tipo di popolazione maschile riunirsi il mattino all'osteria per fare colazione. Per stimolare la bevuta di vino mangiavano alici sotto sale e un particolare tipo di salame chiamato andrugle stagionato, fatto di parti di maiale come la punta delle orecchie, del labbro, della coda e di altre parti meno nobili tritate e aromatizzate con semi di anice, specialità oggi disusata e sconosciuta. Questa abitudine, a quei soggetti, col tempo diveniva pericolosa per la salute, sebbene consci la praticavano.

I giorni festivi gli uomini li trascorrevano nelle bettole, praticavano il gioco delle carte, della morra e delle bocce. Il turpiloquio e la bestemmia erano inseriti nei normali discorsi per dare efficacia al proprio dire nei confronti dell'interlocutore durante le partite di bocce e a morra, ed era un frasario normale cui nessuno si meravigliava, anche se non tutti lo usavano. L'espressione più comune del tempo per mandare a quel paese era va da la Dora. Si riferivano alla tenutaria della più famosa casa ora non più chiusa, per evitare le parole va nel casino.

Il gioco delle carte si svolgeva all'interno del locale, i tavoli erano composti di quattro giocatori, i giochi più praticati erano briscola, tresette, scopone, normalmente chi perdeva pagava da bere ai vincenti, ogni partita un litro di vino e quando arrivava la sera nell'alzarsi qualcuno barcollava perché brillo o quasi. Durante il gioco sgranocchiavano sementine, lupini, ceci, castagne.

Quasi tutti fumavano: chi i sigari toscani, chi i romanini, chi le sigarette e anche la pipa. L'aria nella stanza si impregnava di fumo acre, diventava una camera a gas quando la porta era chiusa d'inverno per il freddo. Altri non giocavano né a carte né a bocce, riuniti in altre stanze bevevano, mangiavano stuzzichini, celiavano, si divertivano cantando le canzoni del tempo: Finestra chiusa, Chitarra romana, La stagione dei bagni, Cuba, Un bes in bicicletta del giovane Secondo Casadei...
La sera il rientro a casa avveniva con canti e allegria, fra i risentiti rimbrotti delle mogli...

Virginio Cupioli