OCCASIONI

Il socio Colonna Benito (Toni), dalla formidabile memoria, ha estratto dal suo album di ricordi ferroviari questa discutibile vicissitudine.

Vanchiglia è il nome che mi ricorda lo scalo merci posto all'estremità sud di Torino, una buca da cui era sempre un problema uscirne fuori. Una località in cui si portavano o si prelevavano tradotte di carri o cisterne da o per lo scalo di Torino Dora. Nel periodo di disponibilità da macchinista, cioè quando ancora ero troppo giovane di servizio per accedere a un turno fisso, avevo effettuato più volte tradotte per tale località con locomotive a vapore del gruppo 743.

In seguito, fui comandato di andare a fare scuola ai manovratori di quello scalo, affinché prendessero l'abilitazione a condurre nelle manovre locali i piccoli locomotori diesel del gruppo 214 costruiti nella città di Lecco dalla ditta Badoni. Giornalmente una colonna di cisterne, piene di benzina Agip super, veniva spinta nel raccordo di prelevamento. Nei bocchettoni restava sempre un certo quantitativo residuo di carburante.

Al ritorno la colonna veniva fatta sostare qualche minuto in un punto in cui il binario era in curva e di conseguenza le cisterne pendevano fortemente da un lato. Da ogni bocchettone, aprendo il tappo, sgorgava qualche litro di benzina che finiva in un recipiente. Alla fine, ogni volta si raccoglievano una decina di litri di carburante, senza peraltro danneggiare nessuno o commettere qualche infrazione. In quel periodo possedevo un'automobile Fiat 600. Come istruttore, venivo fatto partecipe della raccolta. Era questa un'occasione per viaggiare sempre con il serbatoio pieno. Purtroppo la manna non durò che il tempo della scuola che stavo facendo.

Benito Colonna