PASSATA LA BUFERA

Il socio Milano Vito (Tonino) ricorda in queste righe una fase del secondo conflitto mondiale a Rimini, spopolata e distrutta perché diventata cruento teatro di guerra, quella, appena liberata, del rientro degli sfollati.

Immediato sorge il problema e la frenesia di fare ritorno in città e trovare una nuova abitazione, dal momento che la casa di viale Tripoli, dove avevamo trascorso buona parte della nostra esistenza, era stata distrutta. Io e mia sorella Anna prendiamo immediatamente l'iniziativa, tentando l'ardua impresa.

Da Vergiano evitando la via Marecchiese, ancora battuta da qualche granata dei Tedeschi ritiratisi aldilà del fiume Marecchia, scendiamo a valle puntando verso Covignano, oramai libera. Alle nostre spalle si sente in lontananza qualche sporadico colpo di cannone. Noi siamo comunque fortemente determinati a proseguire nell'impresa, temendo di non giungere in tempo alla conquista dell'agognato nuovo alloggio. Non immaginavamo certo di doverci imbattere nei macabri segni lasciati dalla recentissima battaglia.

Innumerevoli erano i cadaveri dei soldati tedeschi, abbandonati ai margini della strada, che ancora non avevano avuto sepoltura. Alcuni, parzialmente spogliati, hanno accanto il portafoglio aperto con visibili le foto dei famigliari. Poveri ragazzi, per loro la guerra ha malamente avuto il suo epilogo e sicuramente lasciato in Germania i familiari in vana attesa del loro ritorno. Mia sorella terrorizzata volge lo sguardo altrove per non vedere quel triste spettacolo.

Continuiamo incoscientemente il nostro cammino. Nei pressi dove ora sorgono i Casetti (carceri), incappiamo in una veloce jeep con a bordo un ufficiale alleato che, severamente ci ordina di tornare indietro e toglierci dalla strada, troppo pericolosa. Cosa che facciamo immediatamente, comprendendo che aveva ragione. Nel percorso di rientro infatti sentiamo fischiare sulle nostre teste le granate tedesche.

Vito Milano