FINALMENTE LIBERI

Il socio Milano Vito (Tonino) ci narra come ricorda, da sfollato con la famiglia nella frazione collinare di Vergiano, i giorni della Liberazione di Rimini da parte degli Alleati. Per la popolazione civile si poneva fine ad anni drammatici, contrassegnati da un lugubre fardello di lutti ed orrori.

All'imbrunire del 20 settembre 1944 vediamo gli ultimi tedeschi, esausti e spauriti, allontanarsi dal fronte e puntare a Nord. Uno è ferito, seduto sul sellino di una bicicletta trainata da un commilitone appiedato. Nella notte gran cannoneggiamento in lontananza e pioggia di bengala (razzi) illumina il territorio riminese e dintorni. Pareva un cielo stellato mentre cade una leggera pioggerella autunnale. Dalla lontana città giunge a noi il continuo boato delle numerose mine fatte brillare dai tedeschi che distruggono ponti e fabbricati nei punti nevralgici, per proteggersi la ritirata.

Dopo 396 bombardamenti aerei, navali terrestri e un mese di fronte, fermo a sud della città; martellati giorno e notte, finalmente le truppe alleate riescono a cacciare l'ultimo sparuto drappello di tedeschi che ancora ci terrorizzava. Al mattino intorno a noi regna un tranquillo silenzio e così per tutta la giornata! Verso l'imbrunire, in lontananza sulla collina di fronte, avvistiamo le prime pattuglie canadesi, armate di tutto punto che, con circospezione, accerchiano un casolare. Comprendiamo trattarsi dei primi militari alleati che arrivano a noi.

Mio padre subito sventola una tovaglia bianca per avvertirli che potevano venire tranquillamente perché dei tedeschi non c'era più neanche l'ombra. Non tardano quindi a raggiungere anche il nostro ghetto con la dovuta cautela. Alla sera cominciano a fraternizzare e a elargirci biscotti, cioccolata, scatolette e tante cose di cui avevamo dimenticato l'esistenza. Durante la notte è un incredibile traffico di mezzi di ogni genere attorno al ghetto e al mattino quasi non riusciamo a uscire di casa per l'ingombro causato dalla massa dei loro mezzi che aveva occupato tutti i campi vicini.

Fraternizzano subito con i civili, alcuni vengono da mia madre a farsi lavare qualche indumento e per sdebitarsi ci regalano saponette e tanti generi alimentari. Finalmente, era per noi il primo sentore di un certo benessere da anni dimenticato. Sembrava incredibile che una tale massa di mezzi e uomini fosse stata fermata su quel fronte per oltre un mese.

Vito Milano