Il socio Cupioli Virginio (Tonino), classe 1926, ha dato recentemente alle stampe un libro autobiografico, L'Albero della Scala, uno spaccato di vita familiare, persone, luoghi, fatti, usi e costumi cittadini d'anteguerra. Un aspetto che contraddistingue la pubblicazione è il notevole numero di foto (117), in gran parte inedite. Viene qui riportato una pagina del testo, intitolata: Socialità e militarismo.
Durante il ventennio di dittatura la gioventù ignorava la politica, parole come comunismo, socialismo, democrazia, non venivano pronunciate, tutti stavano attenti a chi erano i presenti, se c'era qualcuno da temere pronunciavano e piov (piove e tutti capivano che bisognava tacere, quando volevano indicare qualcuno in odore di camicia nera dicevano e porta la zesma (porta la cimice cioè il distintivo del P.N.F. Partito Nazional Fascista).
In molte case come la mia, i genitori cercavano di far capire che esisteva anche una diversa realtà, ma non insistevano molto perché temevano rivalse sulla famiglia e sui figli. La società ufficiale era imperniata sul patriottismo e la grandezza della patria, il nazionalismo e il militarismo imperavano.
I ragazzi si fermavano spesso a osservare le esercitazioni dei soldati di artiglieria, sistemati lungo le piazzole delle strade e nel prato della Sartona, che caricavano, smontavano, ricaricavano cannoni, sostavano davanti alle caserme e osservavano la marzialità delle sentinelle quando scattavano sull'attenti sopra la pedana di legno della garitta per udire lo schiocco del colpo degli stivali.
A Miramare, sul campo di aviazione, funzionava una scuola militare per piloti da caccia, gli aerei in dotazione erano i famosi CR a due ali sovrapposte, osservando il cielo si assisteva a manovre di alta acrobazia solitarie e in squadriglie di tutti tipi, il rumore dei motori giungeva a terra come lamenti ferrosi, erano spettacoli che venivano offerti gratis a chi piegava il collo verso l'alto.
Ogni tanto qualche incidente funestava le esercitazioni, si ricorda il capitano Degli Incerti caduto in un campo vicino alle Officine Locomotive e ci rimise la vita. L'aviazione italiana in quel periodo deteneva molti primati, ebbe molti eccezionali piloti, si ricorda uno ammarato col suo idrovolante nel porto canale, forse era il primatista Francesco Agello.