La possiamo definire la più bella festa dell'anno, perché è il giorno della ricongiunzione. Chi è lontano ritorna per essere vicino ai suoi cari. Il richiamo del focolare dove siamo nati e cresciuti, ritorna in noi la nostalgia di rivedere cose belle e care di tanti anni fa, e più recenti, è grande.
Questi ritorni sono come il richiamo della Stella che guidò i pastori alla capanna dove era nato il Redentore.
Come i Pastori hanno portato al piccolo Bambino i loro piccoli e poveri doni, i segni della loro gioia, anche noi ora in segno di gioia portiamo ai nostri cari che ritroviamo i nostri doni, ma più che doni, diamo a loro e a tutti coloro che ci stanno vicini, il nostro amore e la nostra solidarietà; ma che questo non sia per un solo giorno.
Il superbo tende a mostrarsi, perché è innamorato della propria eccellenza: è un vizio relazionale, nel senso che nessuno si insuperbisce in solitudine, ma sempre in relazione agli altri, di cui ha assoluto bisogno per poter esprimere nei loro confronti la sua superiorità.
Il superbo ostenta sicurezza, capacità, competenza, denaro e cultura: ma soprattutto, ripeto, cerca di sminuire i meriti altrui.
La sua posizione psicologica è però più complessa: non è sempre realmente convinto di possedere tutte le qualità che lui stesso si attribuisce, teme delusioni e insuccessi perché rileverebbero la triste verità che egli stesso sospetta, quella di essere in realtà un normodotato, di rientrare nella media.
Allora l'orgoglio può travalicare la misura: allora si trasforma in vanità, boria, superbia.
Duilio Ganzaroli