TESTIMONIANZE

Il Socio Vito Milano in questo breve racconto si sofferma sulle origini familiari e rammenta, con nostalgia, tratti del semplice vivere quotidiano in città nell'anteguerra.

Anche se non di puro sangue romagnolo, mi considero riminese autentico! Nato, cresciuto e vissuto in questa splendida città che adoro! Giunto alla venerabile età di ottant'anni credo di avere il diritto di considerarmi tale, pur non negando le mie antiche origini pugliesi e precisamente: Gioia del Colle provincia di Bari, vicino ad Alberobello.

Un bel salto dalla lontana Puglia! Tanta diversa per usi e costumi! Mio padre, classe 1890, appena diciottenne, nel 1908 viene assunto nelle ferrovie a Milano dove, in seguito, si stabilisce la sua intera famiglia. Nel 1912 sposa la sua concittadina Maria Rosa Angelillo. Nei loro viaggi al paese, guardando dai finestrini del treno, rimangono affascinati dalla costa Adriatica, tanto da chiedere il trasferimento che, fortunatamente, viene concesso per la stazione di Rimini, 1925, dove l'anno dopo nacqui io.

Qui ho trascorso, con la mia famiglia, composta oltre che dai genitori da noi figli tre femmine e due maschi, la giovinezza in una villa di via Tripoli, fino a quando la tremenda guerra la distrusse costringendoci, per un intero anno, allo sfollamento nelle campagne. Nel retro della villa disponevamo di un vasto orto e davanti un bel giardino, vanto e cura di mio padre che vi dedicava buona parte del suo tempo libero.

Fuori dal cancello un grosso platano, tuttora esistente, ci ha visti crescere e giocare Dopo cena, nelle calde serate estive assieme ad altri coinquilini, i genitori s'intrattenevano a chiaccherare mentre, noi bambini, allietati dal costante canto dei grilli, ci divertivamo a rincorrere le lucciole. Oggi scomparse.

Negli assolati pomeriggi, con gli amichetti, scorrazzavamo per strada con carrettini fatti in casa che avevano come ruote cuscinetti a sfera. Cosa che ora non sarebbe più possibile per il gran traffico di automezzi!

A pomeriggio avanzato, la sirena delle vicine Officine Locomotive Ferroviarie annunciava l'uscita degli operai che, poi, lungo il viale, facevano rientro in famiglia nelle vicine case dei ferrovieri (i palazzoni). Quegli stessi ferrovieri che la domenica frequentavano il circolo del dopolavoro ferroviario oppure il gioco delle bocce accanto a casa nostra.

A sera, seduti fuori del bar, fra un bicchiere e l'altro di genuino Sangiovese, davano inizio a canti locali e anche lirici accompagnati da chitarre, mandolini e fisarmoniche. Uno svago da semplici lavoratori.

Vito Milano