Come aiutante avevo Bugli Fernando. Eravamo partiti da Bologna alla sera con un treno merci raccoglitore. Il locomotore un carcassone di 428 aerodinamico. Giunti alla stazione di Gambettola, erano circa le tre del mattino, ci ordinarono l'ennesima manovra di prelevamento carri.
Mentre manovravamo, ci accorgemmo che al passaggio a livello lato Rimini, abbagliato dalla luce delle lampade poste a illuminare il passaggio, c'era un bel pollastro accovacciato poco lontano dai binari. Non misi tempo in mezzo: «Fernando, vai, continua tu che vado ad acchiappare il pranzo per domani». Si mise a ridere: «Ma va, che non ci riesci». Sceso dal locomotore, dopo una breve fuga, il pollastro era nelle mie mani.
Risalito in macchina: «Carissimo, a te l'onore di tirargli il collo». Lui non se la sentiva proprio, però mi suggerì la soluzione: «Io non ne sono capace; facciamo così: io lo tengo e tu gli dai una martellata in testa». Avevo capito, toccava a me. D'altronde avevo tirato il collo a tanti polli che mi sarebbe riuscito anche in quella circostanza.
Giunti a Rimini, entrati in deposito locomotive con la macchina, andammo a spennare la povera bestia accanto al pollaio del capo deposito titolare con lo scopo di fargli uno scherzo. Chissà, forse si sarà arrabbiato pensando che qualcuno gli aveva mangiato un pollastro dei suoi e in più l'aveva pure burlato lasciandogli le penne.
Benito Colonna