FRAMMENTI

Questi amarcord devono essere frammenti di vita vissuta, qui, da ferrovieri, frequentatori già giunti agli anni... anta, ...anta! Ricordi impressioni, sensazioni, nostalgie come flasch che possano far rivivere particolari inediti da aggiungere e completare il magnifico libro della Storia del Dopolavoro.

Dopolavoro 3

Il giorno della partita di calcio fu il giorno del miracolo, il giorno più affascinante e sconvolgente. All'entrata c'era un signore che stracciava i biglietti, alto piuttosto corpulento con una voce roca, da orco, il viso cadente e gli occhi languidi. Mi pare si reggesse malamente in piedi, il naso pronunciato e piuttosto arrossato che nella mia mente parve come un Clown che avevo visto al Circo tempo prima. Lo immaginai con il piffero rosso; era adattissimo. Lo chiamavano Peppino, una brava persona che mi scompigliò i capelli per accarezzarmi e salutò il babbo affettuosamente.

La tribuna era strapiena di tifosi, noi ci adattammo dietro una porta, quella del portiere della squadra avversaria. Quando entrarono in campo i giocatori vi fu uno scroscio di applausi: i nostri nella mitica maglia rossonera con calzettoni neri e riga rossa; gli altri con maglia bianca e i calzoncini neri. Non ricordo con certezza il nome della città a cui apparteneva la squadra avversaria, mi pare Montevarchi, ma non ne sono certo. Entrarono di corsa in fila indiana, si allinearono al centro del prato verde e salutarono con il braccio teso, prima verso la tribuna, poi dall'altra parte.

A me fece un po' d'invidia, comunque emozione quel ragazzino mascotte che in divisa rossonera porse i fiori ai capitani delle due squadre. Seppi poi, che era figlio del macchinista Pennesi (quel ragazzino divenne avvocato ma ora non è più). La partita iniziò ed iniziarono gli insulti all'arbitro in perfetta tenuta nera. Fischietto brillante, rapido e sempre contro. Lì, imparai il significato di cornuto che oggi non si usa più, in quanto, credo si ritenga espressione scortese, ma forse un po' troppo liberale e senza efficacia.

Il goal lo segnò Giangolini il nostro centravanti, un tipo alto, dinoccolato, molto bravo, con un tiro rasoterra nell'angolo alla destra del portiere. La tribuna si esaltò e ci furono molti applausi. Ma l'arbitro poi assegnò, mi pare, un rigore o comunque una punizione inesistente e quelli in maglia bianca pareggiarono. I tifosi della tribuna si agitarono, alcuni scesero verso la rete di recinzione urlando epiteti coloriti, strani, radicali, incofessabili.

Mio babbo scuoteva il capo a quel bailamme, ma altri no, e quando Carlini (centromediano famoso: giocò per tanti anni in serie A come centrocampista e capitano del Bari) sgambettò sulla riga dell'area grande il centravanti avversario, e l'arbitro assegnò un nuovo rigore, successe il finimondo, la rete metallica che divideva il campo dagli spettatori fu presa d'assalto e sotto l'impeto dei facinorosi sembrava crollare.

L'arbitro corse dal segnalinee, parlottò con quello e prese la decisione di comandare solo una punizione dal limite. Tirò il numero 9 (il centravanti sgambettato), un tiro che io non vidi, ma dissero proprio nell'angolo della porta. Pavan, il portiere, fece il miracolo; con slancio felino toccò il pallone con le dita della mano destra e mise in corner. Ma non era finita: l'ala destra dei rossoneri, si chiamava Neri, con una serpentina seminò due difensori ed ingannò il portiere con un gol galeotto che, lemme lemme, rotolò in rete, sotto i miei occhi inesorabilmente.

Mancava circa un quarto d'ora, sembrava fatta; invece dieci minuti dalla fine i bianchi fecero giungere un pallone al loro centravanti che era in evidente autside. Quello segnò. L'arbitro non annullò ma concesse il gol. Forse se la vide brutta davvero, un tifoso inferocito scavalcò la rete, nonostante in alto ci fosse un filo spinato. Fu bloccato a fatica dagli uomini di servizio.

Ci fu la palla al centro e l'arbitro, subito, fischiò la fine. Alcuni minuti prima del tempo regolamentare. I dirigenti rossoneri fecero reclamo e quelli del comando lo accettarono. Seppi, poi, che l'arbitro ammise nella sua relazione, di avere anticipato la fine della partita alcuni minuti prima del tempo regolamentare. La Federazione accolse il reclamo e la partita fu recuperata tre mesi dopo. Finì con il risultato di quattro reti ad una a favore dei rossoneri.

continua
Vi. Ve.