BRUNO, CACCIATORE CON LA FIONDA

Era ai primi di Dicembre quando ebbi occasione di conoscere un mio paesano: Rossi Bruno, che faceva il fuochista assegnato al Deposito Locomotive di Chivasso.
Aveva nevicato, poi era spuntato un pallido sole. Vicino alla mensa militare di Aosta, stavo piazzando delle tagliole per acchiappare passeri, quando ti vedo uno che avanza quatto quatto con una fionda in mano. Non mi aveva scorto allora, a scanso di prendermi una fiondata, gli rivolgo la parola: - Ehi amico, ci sono io qua, non vorrei che mi scambiassi per un passero. Fu in quel frangente che ci scoprimmo paesani. Da quel giorno, quando avevamo occasione di rivederci chiacchieravamo volentieri assieme magari ricordando il nostro mondo lasciato a Rimini.

Un giorno d'agosto, sempre ad Aosta, decidemmo di scalare il monte a fronte della stazione. Partimmo pieni d'entusiasmo decisi d'arrivare fino alla cima. Il viottolo si snodava in salita nel sottobosco. I grandi abeti ci donavano una discreta frescura. Cammina e cammina, cominciammo a sudare e avere sete, ma purtroppo non eravamo stati previdenti nel portarci appresso dell'acqua. Più avanti incrociammo un ruscello canterino dalle limpide acque che scendeva con un certo impeto dalla montagna. Certamente quell'acqua così fresca doveva essere sorgiva e abbastanza pura. Senza il minimo indugio ci dissetammo bevendo avidamente, era proprio buona! Sopra di noi ogni tanto sentivamo un rumore che attribuivamo ad aerei di passaggio.

Continuammo a salire. Quella ripida costa sembrava non dover finire mai. Ci domandavamo per quanto tempo avremmo dovuto salire prima di giungere alla sommità. Immersi in quella lussureggiante boscaglia, non potevamo vedere verso l'alto, ma fra le fronde scorgevamo il fondovalle laggiù in basso. Ad un certo punto la prima sgradita sorpresa: il ruscello d'acque pure, nella sua discesa verso valle, passando a lato di una baita andava a raccogliere gli umori di una grossa concimaia all'aperto. Al solo pensiero di cosa avevamo bevuto, cominciammo entrambi ad avere sforzi di vomito frammisto a risate. Nello stesso momento, trovandoci in zona non alberata, potemmo constatare che il rumore di motori d'aereo che avevamo udito altri non era che il rombo di automobili sulla strada lì accosto che saliva per il monte. Ancor oggi, quando sul molo del porto di Rimini ci rivediamo, ci viene da ridere a tale ricordo.

Benito Colonna