AMARCORD

Era una serata verso la fine del 1943. Rimini aveva già subito bombardamenti devastanti. Io, come tanti dei miei coetanei eravamo ancora occupati presso le Officine Locomotive di Rimini, ma sotto il comando delle truppe tedesche. In quel periodo si lavorava a triplo turno, il primo dalle 6 alle 14, il secondo turno dalle ore 14 alle 22 ed il terzo dalle 22 alle 6 del mattino successivo.

Alcuni giorni prima, in seguito ad un'incursione aerea anglo-americana, le officine Locomotive furono colpite pesantemente, fra l'altro una bomba cadde sul crocevia via Tripoli - via Delle Officine, provocando una buca di circa 15 metri di diametro, ed una profondità di circa 7/8 metri, sul cui fondo una consistente pozza d'acqua.

In quella serata fui incaricato dai tedeschi di fare la guardia in quell'angolo delle mura di recinzione semidistrutta dallo scoppio di quella bomba, per impedire eventuali ingressi di ladruncoli od altro. Mi fu consegnato un moschetto militare, ma senza proiettili, ed avrei dovuto dare l'alt o il chi va là ad ogni presenza sospetta e chiedere i documenti. In quel momento, (18 anni) con quel fucilaccio in spalla mi sentivo importante.

Il buio della notte era sempre più fitto, non si vedeva una luce da nessuna parte. D'un tratto, più che vedere, sentii dei passi sulla via Tripoli, ed un certo vociare sommesso. Io con voce piuttosto autoritaria lanciai il mio - Alt! Chi va là... Mi rispose una voce d'uomo impaurita e tremolante: - Siamo marito e moglie (mi disse anche il cognome che non capii bene) andiamo a vedere la nostra casa se è stata colpita dagli aerei. Ed io - Avete i documenti?... (affermativo)... E mi mossi verso di loro... Ma che non l'avessi mai fatto... E dire che sapevo della grande buca... Cominciai a ruzzolare verso il basso mollando l'ingombrante arma cercando di proteggermi il viso come potevo e in men che non si dica mi ritrovai sul fondo in quella pozza d'acqua.

I due malcapitati ai quali avrei chiesto i documenti, sentirono o intuirono ciò che era accaduto, e chiesero a bassa voce: - Si è fatto male?... ed io: - andate andate... Intanto che sguazzavo in quella grande pozzanghera come un'anitra impazzita; poi, fortunatamente, sotto i piedi ritrovai il moschetto a me consegnato dai tedeschi, e come potevo, con fucile in spalla, cominciai a risalire la china della voragine con tutte le difficoltà del caso.

Mi recai in torneria generale dove i miei compagni erano intenti nel proprio lavoro. Trovai una stufa accesa dove stesi tutti miei indumenti bagnati. Gli amici subito mi chiesero cosa era successo, ed io la buttai lì... - Un sguazaron d'aqua che an ve dèg... E mentre mi scaldavo infreddolito alla stufa qualcuno disse: - Bò! Se e' ciél l'è pin ad steli....

Guido Lucchini