RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Sono fermo sul ponte della Resistenza in via Coletti e noto nel porto di Rimini il risveglio primaverile che ogni anno si verifica attorno alle piccole imbarcazioni ormeggiate per il riposo invernale. Ogni proprietario si sta trasformando in tante professioni per dare un aspetto decente alla propria imbarcazione e renderla idonea alla pesca e alle gite che prossimamente si svolgeranno nel mare Adriatico.

Mentre sono assorto a tutte queste considerazioni sul ponte di ferro della linea ferroviaria ecco transitare, facendo un frastuono infernale, un treno viaggiatori con una linea aerodinamica modernissima che denota il grande progresso che si verifica nelle ferrovie. Ecco subentrare dentro di me, portandomi lontano nel tempo, rivivere il mio passato di ferroviere.

Sono stato assunto il 15 marzo 1951, dopo aver vinto il concorso da frenatore, con destinazione Milano. Finalmente ero riuscito a sistemarmi per tutta la vita con un lavoro fisso, che a quei tempi era molto ambito. Il giorno della partenza mi sono recato in stazione e qui ho trovato altri cinquanta e più colleghi che erano destinati in tante stazioni, lungo la linea ferroviaria Rimini - Milano.

Mentre eravamo in attesa del treno ecco arrivare il Capo Stazione Titolare, Sig. Nicolò, uomo d'altri tempi e con fare burbero ci chiede il motivo di tanto frastuono, noi tutti in coro gli rispondiamo che eravamo in procinto di entrare nella grande famiglia dei ferrovieri e ci recavamo dove la ferrovia ci aveva destinati. Vedendoci così numerosi chiama un capostazione di servizio e gli ordina di aggiungere, al treno in arrivo, una vettura tutta per i burdel giovani nuovi ferrovieri.

Arrivato il treno, agganciata la vettura, si parte per una nuova vita. Da Bologna a Milano la vettura si è vuotata, a Milano eravamo rimasti in pochi. L'impatto con la mega stazione mi ha causato un grosso trauma, clima pesante, tanti viaggiatori provenienti da tutta Italia, molti avevano grosse valigie di cartone e si recavano nella grande città per cercare lavoro. Io e l'amico Eros ci siamo guardati in faccia chiedendoci dove eravamo finiti.

Mentre ci dirigiamo verso l'uscita per raggiungere la sede compartimentale incrociamo dei ferrovieri che discutevano fra di loro parlando il dialetto emiliano-romagnolo, li fermiamo per avere delle notizie, apprendiamo che sono alunni d'ordine del Compartimento di Bologna in servizio alla stazione di Bergamo e viaggiano da capotreno. Uno di questi è di Viserba e ci consiglia di scegliere Bergamo perché è una località tranquilla e il servizio non è pesante. Io e Eros ci dirigiamo verso palazzo Litta e lì otteniamo la destinazione che ci avevano consigliato.

Ritorniamo alla stazione di Milano e prendiamo il treno per Bergamo che dista Km. 56 dal capoluogo lombardo. Dopo un'ora di tragitto si arriva nella nuova destinazione e ci presentiamo al Capo personale viaggiante titolare che ci accoglie con cordialità. Inizia così una nuova vita con l'apprendimento dei regolamenti per essere inseriti nella vita ferroviaria con abilitazione a scambi, manovra e freni e facendo pratica sulla linea a dirigente unico Treviglio - Cremona dove il capotreno aveva tutte le incombenze del capostazione.

Con fatica ci siamo inseriti fra il popolo Bergamasco che ci considerava - i comunisti - perciò gli eretici mangia - prevost -, preti, e non meritavamo la loro amicizia. Lentamente, col passare del tempo, si sono convinti che non mangiavamo nessuno e qualche collega ci invitava a casa per mangiare le loro specialità culinarie: polenta e coniglio e polenta con uccelli, e si pasteggiava con il Sangiovese che portavamo noi Romagnoli. Sono trascorsi tantissimi anni, tanti sono passati a miglior vita, ma quei pochi rimasti conservano di noi Romagnoli un buon ricordo.

La memoria corre alla vigilia di Natale 1953 quando mi hanno ordinato di scortare un treno merci da Bergamo a Lecco con partenza alle ore 18, mi sono presentato al capotreno e questi mi ha assegnato il compito di sorvegliare la coda. La linea era servita con macchine a vapore e le locomotive erano modelli che stavano scomparendo dalla circolazione, io mi presento dal macchinista per ritirare i fanali e questi mi consegna due mastodontici lampioni che funzionavano a petrolio, con grande fatica arrivo in coda e applico i fanaloni nei suoi ganci, apro una finestrella accendo un fiammifero accostandolo allo stoppino sperando che si accenda, ma il cerino si spegne ed io a ripetere l'operazione, riprovo ancora e questa volta tutto bene, vado al secondo fanalone e questa volta se ne vanno parecchi cerini.

Terminata l'accensione faccio la prova dei respingenti ed essendo tutto regolare segnalo al capotreno che si può partire. Con un lungo fischio il convoglio lentamente si muove e dopo circa un'ora si transita da Mapello da dove inizia la lunga salita di Pontida con relativa galleria, qui la corsa del treno comincia a procedere lentamente e dopo non molto il convoglio si ferma e dalla macchina partono acuti fischi che indicano che i frenatori debbono agire sui freni a mano per bloccare il treno.

Quando tutto è immobile arriva il capotreno e mi avvisa che bisogna spezzare il treno perché la locomotiva non è in grado di superare la salita. Si taglia il convoglio in due e la prima parte del treno si avvia verso Cisano, io nel frattempo sono rimasto in linea da solo con un pezzo di treno; la serata era stupenda con tanto freddo, si sentivano le campane suonare a festa invitando i fedeli alla Santa Messa per il lieto evento della nascita di Gesù, io ero di fronte a Sotto il Monte dove risiede la famiglia Roncalli che ha dato i natali al Papa Buono Pio Giovanni XXIII, mentre il concerto delle campane mi facevano sognare la mia lontana casa e i mie cari, ecco avvicinarsi la figura di una donna che camminava in mezzo ai binari e presentandosi come la casellante mi porgeva una ciotola di vino con dei biscotti, io l'ho ringraziata e sedendomi sulle rotaie ho fatto una frugale merendina.

Dopo circa un'ora ecco ritornare la locomotiva, aggancio i vagoni rimasti, si fa la prova del freno e si riparte verso dove ci aspettava l'altra metà del treno. Si ricompone tutto il convoglio e si parte per Lecco dove arriva a notte inoltrata. Quando il treno è fermo sgancio i due fanaloni per portarli al macchinista.

Terminata l'operazione mi dirigo verso il bar della stazione e strada facendo alzo lo sguardo per ammirare la limpida notte piena di stelle ed ecco pararsi davanti ai miei occhi le stupende montagne del Resegone e della Grigna che sembrano, con le loro cime bianche, voler abbracciare le miriadi di stelle che sono nel firmamento, entro nel bar della stazione e di fronte al banco nella parete vi è una gigantografia della Ferrania che ha immortalato tre imbarcazioni di sei metri ormeggiate dentro gli scogli nella spiaggia di Viserba.

Una di queste a me pare famigliare, un sei metri di legno chiamato Sparviero che io e il bagnino, responsabili della sorveglianza, quando la proprietaria riposava si issava la vela e fiocco e con due bordate si arrivava a Rimini e oltre, per poi tornare con il vento in poppa a Viserba. Non ero capace di distogliere lo sguardo dalla fotografia e con la fantasia ripercorrevo tutte le scorribande fatte con la magnifica imbarcazione. Essendo nato in riva al mare Adriatico ovunque vado mi sento invaso dal profumo di salsedine.

Elio Biagini