Con il bel tempo si intensifica l'attività ciclistica per passione o per bisogno continua il successo delle due ruote. Ho già scritto sull'argomento tre anni fa (Gazzetta del Rubicone n. 6/1999), ma poiché la popolarità di quest'attività ciclistica è in continua crescita, ho deciso di proporre il tema analizzandolo, non più come cronaca di costume, ma sotto l'aspetto sportivo. Pedalare fa bene e se conosci i tuoi limiti devi pedalare poco, ma pedalare bene. Non è necessario fare tanti chilometri per garantirsi un buono stato di salute. L'uso della bicicletta è cambiato nel corso del tempo, da unico e prezioso mezzo di trasporto la "bici" è oggi diventata un valido strumento di svago e di allenamento; ideale per passeggiate a contatto della natura e per raggiungere una buona forma fisica, l'importante per il ciclista è conoscere bene i propri limiti fisici e la giusta tecnica di pedalata; il movimento ciclistico delle gambe, infatti, tonifica gli arti inferiori. Se la posizione della schiena è corretta il ciclista si sente a proprio agio e riesce a rilassare completamente la muscolatura. Vista di profilo la sua schiena appare armonicamente incurvata, i dolori del tratto lombare possono essere legati ad un'errata inclinazione della sella, ma anche ad un'eccessiva altezza del sellino. Anche il manubrio ha la sua importanza, mai tenerlo troppo basso: ne soffrirebbe il nostro collo. Un classico esempio di posizione poco indicata per pedalare è quella seduta con le mani più basse della sella, situazione molto ricorrente quando si vuole abbassare eccessivamente il manubrio.
Dopo questo "check-up" tutto è pronto per percorrere di corsa, ma in bicicletta, uno dei tanti possibili itinerari per le due ruote segnalati da qualsiasi guida turistica che si proponga come manuale per le strade minori, per itinerari contorti, per divagazioni, incursioni nella storia e nel paesaggio naturale; una divagazione ciclistica per le strade della Romagna ove è ancora possibile incontrare filari di viti, canali di bonifica, frutteti in fiore o campi di grano. Altre cose meno felici però si scorgono in quell'andar leggero e ondeggiante che non è difficile immaginare: il mare fradicio, il cemento divorante, le ferite della terra, le insidie invisibili della chimica, il rumore che uccide le parole, la speculazione sulla natura. Purtroppo dove va la bicicletta vanno anche le auto, perché in un paese ciclistico come l'Italia l'imprevidenza è stata tale che raramente si ritrovano piste ciclabili. Può apparire curioso ma proprio nell'epoca della libera circolazione degli uomini e dei mezzi, degli scambi e della comunicazione, la nostra società appare incapace di predisporre un'adeguata strategia per la mobilità: vista con gli occhi di chi si deve spostare essa appare, infatti, immersa in inestricabili paradossi. In questa ottica appare rilevante il ruolo di una rete infrastrutturale destinata al trasporto ciclabile che "i responsabili del servizio Unità Operativa e Sicurezza della Regione Emilia Romagna" dovrebbero pianificare e individuare le soluzioni al problema della mobilità. La bicicletta è parte fondamentale della nostra storia recente, appartiene a pieno diritto al nostro patrimonio culturale ed è indissolubilmente parte del nostro immaginario collettivo. È, a tutt'oggi, in grado di permettere con facilità gli spostamenti urbani e per una quota rilevante della popolazione è ancora il mezzo di trasporto privilegiato per i percorsi extraurbani di media lunghezza.
Anche a Rimini esiste il Gruppo Sportivo "Dopolavoro Ferroviario".
Paolo Ferri